Fondi ricostruzione coro di no al governo

Marotta (Associazione centri storici aquilani): il ministro dica quali somme verranno stanziate per L’Aquila nel bilancio 2013 per risultare spendibili

L’AQUILA. Il governo ha messo una pietra tombale sul meccanismo della cassa depositi e prestiti. Un coro di no alla linea del governo giunge dalle categorie produttive e dai rappresentanti dei consorzi per la ricostruzione degli immobili in centro storico che chiedono chiarezza sui numeri.

Il giorno dopo il niet del ministro Fabrizio Barca, intervenuto al convegno sull’Aquila 2030, lo studio sul piano di sviluppo e coesione a cura, tra gli altri, dell’economista Antonio Calafati, ad animare il dibattito sono sempre i fondi per la ricostruzione «effettivamente spendibili».

L'Associazione Centri storici aquilani, presieduta dal presidente della Fondazione Carispaq Roberto Marotta, è tra i soggetti invitati lunedì alle 12 nella sala dell’Ance per l’ennesimo tavolo tecnico col governo. In quella sede, secondo quanto si è appreso, dovrebbe esserci una protesta delle organizzazioni di categoria.

«Il governo non vuole erogare tutte le somme ma regolarle fino a quando è possibile spenderle», commenta Marotta. «Tuttavia va fatta chiarezza sui numeri forniti dallo stesso ministro Barca. Quando parla di 5,8 miliardi, cifra che definisce senza paragoni in Italia, l’esponente del governo fa riferimento a fondi inseriti in un impegno quadro da parte del governo, ma questi soldi non sono tutti spendibili perché non inseriti tutti insieme nel bilancio dello Stato per il quale faticosamente si cerca di inseguire il pareggio. Nel nostro caso, infatti, si tratterebbe di stralci annuali, da 4-500 milioni l’anno. Il che significa», argomenta Marotta, «che ogni anno viene messa a disposizione una tranche e ogni anno la stessa deve essere rinegoziata col governo di turno. Il governo, allora, esca dall’indeterminatezza e dica quali somme verranno inserite nel bilancio 2013 per risultare effettivamente spendibili».

Un altro aspetto è quello dei ritardi per l’avvio dei lavori nel cuore della città. «Non si può parlare dell’Aquila nel 2030 se prima non si pensa, ora e subito, a salvare il centro storico», incalza il presidente della Fondazione Carispaq. «Rischiamo di perdere un’intera generazione da qui al 2030 e nessuno se ne cura. Come disse il professor Marcello Vittorini la ripartenza del centro storico è fondamentale. Non si parla più dei sottoservizi, la scheda parametrica ancora non esce, i progetti del centro storico la filiera non li esamina, la nuova struttura non c’è. Navighiamo in un limbo incredibile e c’è chi parla di difetto di comunicazione». ©RIPRODUZIONE RISERVATA