Fondi sisma, commercialista nei guai

Scatta maxisequestro da 470mila euro: contributi non dovuti per riacquistare un appartamento a Milano
L’AQUILA. Ottiene 470mila euro per l’abitazione sostitutiva (acquistata a Milano) di quella danneggiata dal terremoto (in zona Campo di Fossa) dichiarando di risiedere, come prima casa, in un’abitazione in realtà affittata alle studentesse. In più, percepisce dal Comune 12300 euro di autonoma sistemazione (in 5 anni) per il periodo post-terremoto, in cui era tornata a vivere, secondo quanto accertato dagli investigatori, nell’altra casa, dove vive la sua famiglia di origine. Come noto, le seconde case hanno diritto a un contributo massimo di 80mila euro.
L’ennesimo caso di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato riguarda una commercialista aquilana operante nel capoluogo lombardo. Si tratta di Chiara Vittorini, di 43 anni, nei cui confronti il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Romano Gargarella ha disposto il sequestro preventivo a fine di confisca della somma di 473mila euro. La richiesta è del pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Simonetta Ciccarelli che ha delegato le indagini allo speciale nucleo formato dal colonnello Ernesto Grippo, comandante della polizia municipale, cui si deve la creazione, per la prima volta nel capoluogo abruzzese, del nucleo di polizia edilizia per infrenare i tanti abusi che hanno caratterizzato sia la primissima fase post-emergenziale sia quella successiva. Le indagini sono state affidate agli agenti di polizia giudiziaria della polizia municipale, mentre il sequestro è stato eseguito dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, agli ordini del tenente colonnello Sergio Aloia. Quella della commercialista è soltanto una delle 1700 pratiche sospette al vaglio degli investigatori. Il che significa che seguiranno altri sequestri.
L’accusa sostiene che la professionista aquilana avrebbe percepito indebitamente dal Comune un contributo di circa 470mila euro per ricomprare casa a Milano.
Le indagini, che hanno comparato le varie banche dati (Comune, Protezione civile, vigili del fuoco) hanno accertato che, al momento della domanda, la casa per cui si chiedeva il 100% di contributo non era l’abitazione principale: era affittata a sette studentesse con regolare contratto. Sono state proprio loro, dopo il sisma, a chiedere ai vigili del fuoco di essere accompagnate nell’appartamento per recuperare i propri beni, dopo essersi qualificate come affittuarie.
©RIPRODUZIONE RISERVATA