Avezzano

Fucino e lavoro nero, Confagricoltura detta la linea: «Chi sfrutta dev’essere cacciato»

31 Maggio 2025

Il presidente Lobene bacchetta la Regione e fa appello alla compattezza per la denuncia di illeciti: «Il nostro codice etico prevede l’espulsione dei responsabili di sfruttamento. Saremo inflessibili»

AVEZZANO. «Chi sfrutta va cacciato, chi lavora va tutelato». È questo il messaggio che Confagricoltura L’Aquila vuole lanciare a seguito della denuncia scattata da parte della Flai-Cgil per un bracciante marocchino infortunato sul lavoro e abbandonato davanti all’ospedale di Pescina. Un caso balzato dalle cronache locali a quelle nazionali sul quale Confagricoltura ha voluto dire la sua chiarendo alcuni aspetti. «Abbiamo preso parte a tutte le riunioni della sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità in prefettura all’Aquila, sottoscrivendo il protocollo d’intesa che definisce strumenti e compiti delle parti coinvolte», ha spiegato il presidente Fabrizio Lobene. «Tuttavia, a parte l’intensificazione dei controlli, cui siamo favorevoli, non abbiamo avuto contezza degli impegni assunti dalla Regione Abruzzo per il tramite dell’assessorato al Lavoro e dell’assessorato all’Agricoltura. Tiziana Magnacca non ha partecipato all’ultima riunione, per cui è abbastanza singolare che abbia esposto considerazioni e affermazioni sulla situazione del Fucino».

Lobene ha ricordato l’impegno preso da Confagricoltura davanti al prefetto nel rinnovo del contratto provinciale del lavoro e come la problematica del caporalato viene sollevata da anni «senza che le numerose e continue azioni di contrasto esperite dagli organi competenti abbiano finora svelato, con sentenze definitive, questo ignobile comportamento da parte di sfruttatatori». Oggi le imprese agricole della provincia dell’Aquila iscritte alla rete agricola di qualità sono 91: assorbono 324.964 giornate di lavoro, pari al 43% delle giornate complessive annuali della provincia (751.508).Il presidente di Confagricoltura si è rivolto poi ai sindacati invitandoli a un percorso di responsabilità condivisa che passa inevitabilmente attraverso il dialogo. «Abbiamo avviato una discussione con i sindacati dei lavoratori proponendo di affidare questo compito al nostro ente bilaterale Fimiav, che potrebbe introdurre forme d’intermediazione legale di lavoro tese a sconfiggere il cosiddetto “caporalato di necessità”, come definito da alcune sigle sindacali», ha continuato Lobene. «Purtroppo, i sindacati dei lavoratori finora si sono dimostrati tiepidi nell’accettare questa proposta, pensando forse che questo servizio debba essere riservato ai centri per l’impiego.

Le imprese agricole del Fucino necessitano di squadre di lavoratori già organizzate e formate per lavorare in team. In questo contesto è comprensibile che s’inseriscano facilmente soggetti capaci di organizzare le squadre attraverso forme illegali d’intermediazione. Ne sono testimonianza le cosiddette cooperative senza terra e numerose società nate al difuori del circuito delle agenzie interinali». Il presidente di Confagricoltura ha lanciato un appello agli imprenditori agricoli «Questa battaglia di legalità si vince se siamo uniti e se, insieme alle organizzazioni datoriali, denunciamo le sacche d’illegalità presenti nel nostro mondo, dove qualcuno cerca di approfittare degli immigrati. Il nostro codice etico prevede l’espulsione dall’associazione dei soci ritenuti responsabili di reati legati allo sfruttamento. Saremo inflessibili nell’applicazione di questa norma».