Funzionari arrestati, spunta il «file» segreto

Favori nel tribunale di sorveglianza, il gip scrive: atteggiamenti disinvolti di illegalità

L'AQUILA. Un doppio file crittografato che neppure i super-esperti sono riusciti ad aprire. Potrebbe essere contenuto lì il segreto dei fatti oggetto di un'indagine della Finanza che coinvolge 7 persone, tre delle quali funzionari pubblici (Sorveglianza e Corte d'Appello) ai domiciliari.

Le persone coinvolte sono gli arrestati Luigina Oddi, 39 anni, di Avezzano, residente a Trasacco, Augusto De Paulis, 59 anni, residente a Bazzano (entrambi in servizio al tribunale di sorveglianza) e Paolo Di Benedetto, 40 anni, di Sulmona, domiciliato a Introdacqua (in servizio in Corte d'Appello) e gli indagati Ferdinando De Silva e Roberto De Silva, di Avezzano, Paola Oddi, 47 anni, di Trasacco, avvocato, dipendente della Regione e Alessia Nusca, 31 anni, nata a Roma e residente a Rocca di Mezzo, che avrebbe fruito del tentativo, non andato a buon fine, di superare con aiuti il concorso per avvocato.

IL FILE SEGRETO. Durante una perquisizione nell'ufficio della Oddi al tribunale sono stati trovati nel computer due file «discoprivato.pgd» «della dimensione di un Gb. La Oddi», scrive il gip, «si rifiutava di fornire la password ed erano talmente ben criptati da rendere impossibile ai consulenti l'accesso nonostante gli sforzi profusi, per cui se ne ignora tuttora il contenuto».

LE ACCUSE. «I delitti commessi», scrive il gip Giuseppe Romano Gargarella nell'ordinanza di custodia cautelare, «sono indubbiamente gravi, oggettivamente e per la qualità dei loro autori. Sono puniti con pene edittali severe (per il delitto di truffa aggravata la pena è sino a 5 anni di reclusione, i falsi sono puniti sino a 6 anni di reclusione, per l'accesso abusivo qualificato al sistema informatico così come contestato la pena è da 3 a 8 anni di reclusione). Spicca, quale trait d'union delle tre vicende criminali (il concorso pubblico, la falsificazione degli orari lavorativi, i lavori ai pregiudicati), l'infedeltà ai propri pubblici doveri in una funzione tra l'altro delicatissima qual è quella giudiziaria, infedeltà spinta, nel caso di Luigina Oddi, sino a rivestire una funzione ancillare rispetto ai bisogni dei pregiudicati. Di altrettanta gravità è poi il comportamento tenuto dal responsabile del sistema informatico del locale sistema giustizia, coordinatore del Cisia dell'Aquila Paolo Di Benedetto, che invece di rappresentare valido presidio da illecite intrusioni informatiche, ha incarnato il suo opposto: non si è minimamente preoccupato o trattenuto dal violare i sistemi informatici giudiziari per favorire le illiceità commesse da Luigina Oddi e, su richiesta di questa, di colleghi. Così come grave», aggiunge il giudice, «è il comportamento dell'altro impiegato del tribunale di Sorveglianza, Augusto De Paulis, anch'esso autore di continui accessi abusivi al marcatempo informatico, concretando così assenteismo e uso di artifizio. Tra tutti è però la personalità di Luigina Oddi a scolpire nel complesso la vicenda giudiziaria: gli indebiti favori prestati ai pregiudicati in spregio al pur minimo decoro professionale e statuale sono unici nel locale panorama giudiziario, impressionanti nella loro perseveranza e compiutezza».

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