Gli archeologi a Lecce: qui il villaggio neolitico più antico d’Abruzzo 

Ipotesi dell’Università di Pisa dopo gli ultimi ritrovamenti Cittadinanza onoraria alla studiosa responsabile del sito

LECCE NEI MARSI . I nuovi reperti affiorati durante l’ultima campagna di scavi nel villaggio preistorico di Lecce nei Marsi, conclusasi il 14 agosto, hanno avvalorato l’ipotesi, a seguito dello studio condotto dall’Università e dal Cnr di Pisa su reperti venuti alla luce nel 2021, dell’esistenza nella Marsica del più antico insediamento neolitico d’Abruzzo.
Si trattava di cumuli di pietre che riempivano le buche di pali che sostenevano un capanno in legno, con pareti coperte di argilla e paglia, e di lame di selce che formavano la parte tagliente di falcetti in legno. Da qui la convinzione che ci si trovasse in presenza di un villaggio abitato da coltivatori che allevavano gli animali e usavano il falcetto per raccogliere il grano.
«Quest’anno», ha rivelato l’archeologa Cristiana Petrinelli Pannocchia dell’Università di Pisa, responsabile degli scavi, «non solo è affiorata un’altra buca di palo, che ci consentirà di capire che forma avesse la struttura abitativa, ma abbiamo anche scoperto una fossetta riempita con una macina frammentata. Le macine erano blocchi di pietra che venivano sbozzati. La superficie levigata veniva usata per macinare il grano a mano sfregandolo con un macinello, consistente in una pietra più piccola. I materiali, appena la Soprintendenza archeologia, beni culturali e paesaggio d’Abruzzo ce lo permetterà, saranno portati nell’istituto del dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell’ateneo di Pisa per essere studiati».
La scoperta di una struttura abitativa e di una macina del grano comunque non lasciano dubbi. Il sito preistorico scoperto a Lecce nei Marsi risale all’antico neolitico, cioè a circa 6.800 anni avanti Cristo. Il gruppo di ricercatori, coordinato dalla Petrinelli, col supporto scientifico della dottoressa Emanuela Ceccaroni, funzionaria della Soprintendenza, era costituito da una ventina di archeologi e studenti italiani e stranieri.
Il Neolitico fu un periodo rivoluzionario. Mentre nel Paleolitico, che lo precede, gli esseri umani conducono una vita nomade, vivono di caccia e per contenere i cibi utilizzano cestini e sacche di pelle, nel Neolitico portano avanti una vita stanziale, dedicandosi all’agricoltura e all’allevamento. Imparano a coltivare i cereali, con i quali fanno anche la farina, che custodiscono in vasi di terracotta o di ceramica. Nascono così i primi villaggi, costruiti generalmente in prossimità di fiumi, come quello scoperto in località Rio Tavana (Tana) alle porte di Lecce nei Marsi.
Intanto, come già anticipato dal sindaco Augusto Barile, che vede nella scoperta del sito una straordinaria opportunità per rilanciare il turismo, il consiglio comunale di Lecce nei Marsi, nell’ultima seduta, ha conferito alla professoressa Petrinelli la cittadinanza onoraria per “meriti scientifici”.
Il primo cittadino, che ha messo a disposizione degli ospiti il Centro sportivo e le scuole, ha detto che sarebbe ben felice di potere accogliere nella biblioteca comunale “Enrico Zampetti” parte dei reperti venuti alla luce nel sito di Rio Tana. Reperti che andrebbero ad aggiungersi a quelli di epoca romana.