Gli studenti invadono la sede dell’Arpa

Solo un autobus nella Marsica orientale, molti ragazzi restano a piedi, altri “assaltano” l’azienda al grido di «Ladri, ladri»

AVEZZANO. Manca il bus, gli studenti restano a piedi e invadono la sede Arpa (ora Tua) di Avezzano al grido di «ladri, ladri».

È accaduto ieri mattina dopo che studenti delle scuole superiori e universitari sono stati costretti a restarsene a casa a causa dell’assenza di un bus. Si tratta della corsa che percorre la Valle del Giovenco e il Fucino diretta ad Avezzano. In particolare gli studenti di San Benedetto, alla fermata, si sono visti arrivare un solo bus anziché due, e quindi la metà di loro non è riuscita a entrare, restando in strada. Solitamente, infatti, la corsa del mattino viene effettuata con due mezzi a causa del consistente numero di utenti permettendo ai ragazzi di tutta la Valle del Giovenco e del Fucino di non viaggiare su un unico mezzo.

Ieri mattina, però, l’azienda di trasporti abruzzese ha messo a disposizione soltanto un mezzo, creando gravi disagi agli studenti e ai lavoratori pendolari. Alcune persone hanno raggiunto il posto di lavoro o la scuola con mezzi di fortuna, altri non hanno potuto fare altro che attendere la corsa successiva. A quel punto, però, dal momento che non era la prima volta che un episodio del genere si verificava, i ragazzi, una volta arrivati ad Avezzano, sono entrati nella sede Tua di Avezzano e hanno iniziato a gridare slogan di protesta all’indirizzo dei dirigenti e dei rappresentante dell’organizzazione delle corse, tentando di parlare con un responsabile.

«Al posto di due autobus», riferisce uno studente dello Scientifico, di cui omettiamo le generalità in quanto minorenne, «ce ne siamo visti arrivare soltanto uno perché l’altro si è rotto per la strada e molti di noi sono rimasti a San Benedetto perché il bus era troppo pieno. L’autista ha chiamato per far arrivare un altro autobus», aggiunge lo studente, «ma gli hanno risposto che non era possibile. Arrivati ad Avezzano con la corsa successiva era oramai tardi per la scuola e, tutti insieme, siamo andati alla sede di piazzale Newton per protestare e chiedere spiegazioni. Ci hanno detto», aggiunge, «che non era un problema di autobus ma di personale e che l’unica cosa che potevamo fare era quella di rivolgerci al giornale».

«Tra le persone rimaste a piedi», conclude, «c’erano anche due persone che avevano bisogno di andare all’Università e non potevano aspettare l’autobus successivo. Paghiamo il biglietto e l’abbonamento e quindi non è giusto che ci ritroviamo a piedi e senza alternative per arrivare in tempo utile a destinazione».

Pietro Guida

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