Hanno ucciso per non pagare la cocaina

1 Maggio 2014

Arrestati i due fratelli Ferreri e il loro amico per il delitto di dicembre, l’immigrato investito dall’auto in retromarcia

AVEZZANO. Ucciso dall’auto in retromarcia, dopo altri due tentativi andati a vuoto. Non è stato un incidente ma un delitto con premeditazione. Con otto testimoni a inchiodare i due fratelli e il loro amico. Il movente? Impossessarsi di due dosi di cocaina, senza pagare un euro. La svolta nell’inchiesta sulla morte del marocchino Said Erradi, avvenuta in via Jugoslavia nella notte fra il 3 e il 4 dicembre 2013, è arrivata all’alba di ieri quando gli agenti del commissariato di polizia di Avezzano e della squadra mobile dell’Aquila hanno notificato le ordinanze di custodia cautelare ad Angelo e Antonello Ferreri, di 31 e 29 anni, e ad Angelo Rodorigo, 29enne, tutti di Avezzano. L’ordinanza è stata firmata dal gip Andrea Taviano, su richiesta del pm Vincenzo Barbieri, e a detta della polizia contiene evidenti prove sulla responsabilità dei tre. Le accuse sono di omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà e da motivi abietti, e di rapina. I dettagli dell’indagine sono stati illustrati dal dirigente del commissariato, Marco Nicolai, dal responsabile dell’anticrimine, Gaetano Del Treste, e dal capo della Mobile dell’Aquila, Maurilio Grasso. Il piano, secondo le accuse, è stato architettato da Angelo Rodorigo, che conosceva il pusher Erradi. L’obiettivo era prendere della cocaina senza pagare. I tre indagati e la vittima si sono incontrati nei pressi di un tabaccaio in via America. Appuntamento filmato da una telecamera a circuito chiuso. Erradi, dopo avere capito che la trattativa si andava trasformando in una trappola, è scappato in via Francia. Inseguito dalla Renault Megane guidata da Angelo Ferreri. Al suo fianco Rodorigo. A piedi, invece, c’era Antonello Ferreri. In via Jugoslavia la tragedia. Una prima volta la vettura avrebbe cercato di investire il marocchino ma sarebbe finita contro un garage. A quel punto Rodorigo avrebbe cercato di colpire l’immigrato con la portiera dell’auto. Poi la retromarcia fatale. Tre, quattro minuti in tutto ma parecchio trambusto, tanto da svegliare il vicinato. Uno dei tre avrebbe preso il portafogli della vittima, ritrovato successivamente in prossimità della chiesa di San Giovanni. Nella vettura sequestrata era stata trovata anche una mazza chiodata, che secondo la polizia era servita ai Ferreri per minacciare Rodorigo. Non doveva parlare. I fratelli erano stati fermati poche ore dopo il delitto. Nessuna accusa, invece, era stata mossa nei confronti di Rodorigo. Inizialmente Angelo Ferreri si era addossato ogni responsabilità, dicendo però che si era trattato di un incidente. I Ferreri sono difesi dagli avvocati Leonardo Casciere e Roberto Verdecchia, Rodorigo dall’avvocato Rosa Di Pietro. La famiglia di Erradi è assistita da Callisto e Berardino Terra.

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