I medici: la centrale del gas produrrà più ictus e infarti

Secondo uno studio condotto sulla popolazione della città pugliese di Modugno ogni dieci pazienti ci sarà una maggiore spesa sanitaria di 24mila euro l’anno

SULMONA. Aumento esponenziale di ictus e infarti, con conseguente aggravio della spesa sanitaria di 24mila euro all’anno per ogni 10 pazienti. Non lascia spazio a grosse speranze per la salute lo studio di Agostino Di Ciaula, medico barese che ha analizzato l’incidenza delle patologie respiratorie e vascolari a Modugno, una città del Barese dove si trova una centrale del gas. La ricerca, coadiuvata da una vasta letteratura scientifica che coinvolge anche il Cnr di Bologna e studi statunitensi, sarà spedita a supporto delle osservazioni contrarie al metanodotto e alla relativa centrale Snam dai membri della commissione di Patologia ambientale dell’Ordine dei medici dell’Aquila, Maurizio Proietti e Maurizio Cacchioni. Il termine ultimo per presentare rilievi al progetto scadrà sabato e in città si stanno mobilitando comitati ambientalisti, associazioni, enti e semplici cittadini. A loro si aggiunge ora il peso del parere scientifico dei medici, che tornano a rilanciare la richiesta di uno studio della qualità dell’aria per avere dati più certi da cui partire.

«Secondo i nostri studi e di esimi colleghi», spiega Proietti, «gli effetti delle particelle inquinanti sarebbero ancor più dannosi su una zona come la nostra, dove manca il ricambio d’aria e dove c’è l’inversione termica, che fanno sì che si crei una sorta di effetto cappa, con tutti gli inquinanti che ristagnano sul terreno, andando a compromettere anche la catena alimentare». In base alla ricerca condotta in provincia di Bari, su una popolazione di più di 70mila abitanti ci sono state nel 2011 13mila e 440 visite in pronto soccorso, mille e 725 delle quali sfociate in veri e propri ricoveri per patologie connesse all’esposizione di Pm10 (particelle inquinanti emesse dalle centrali) entro un raggio di tre chilometri dall’impianto.

Numeri che mettono in guardia anche sull’assunto scientifico secondo cui è più dannosa per la salute un’esposizione prolungata nel tempo alle basse concentrazioni di particelle inquinanti, piuttosto che un’esposizione limitata temporalmente a più alte percentuali di Pm10. Oltre ad un peggioramento delle condizioni di salute, con maggiore incidenza su anziani, bambini e donne incinte, i professionisti avvertono anche sulle inevitabili conseguenze sulla spesa sanitaria. Secondo un loro calcolo, che prende solo in considerazione la broncopneumopatia cronica ostruttiva, tra le possibili patologie correlate a impianti di rigassificazione, la spesa sanitaria aumenterebbe di 24mila euro all’anno per ogni dieci pazienti. «Si tratta di cifre sottostimate», afferma Cacchioni, «che non tengono ad esempio in considerazione l’aumento delle allergie, che comunque gravano sulla spesa sanitaria. Da questi dati si può capire la portata dei rischi per la salute in una conca come la nostra». Nonostante i rischi, resta ancora al palo lo studio sulla qualità dell’aria chiesto negli anni scorsi dai medici, dopo aver contattato l’istituto Mario Negri Sud. «Non si può non rendersi conto di cose così importanti», aggiunge Proietti, « il problema è che le decisioni vengono prese da persone che non hanno le giuste competenze e che non si affidano a chi le ha». La questione Snam approda ancora una volta in aula consiliare, con la variante al tracciato del metanodotto che è oggi fra i punti all’ordine del giorno del consiglio comunale.

Federica Pantano

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