I vescovi: no al petrolio sulla costa

Il vescovo Spina legge un messaggio ambientalista e incentrato sui temi del lavoro

SULMONA. Verdi, come le casule stirate di fresco della quattordicesima domenica del tempo ordinario. Ma verdi anche un po' nel senso di ambientalisti. Ecco che, con le parole del vescovo Angelo Spina, gli undici presuli d'Abruzzo e Molise (dodici con l'ausiliare aquilano Giovanni D'Ercole, assente perché in missione) fanno una scelta di campo precisa: no al centro Oli. Ma non solo. L'Abruzzo, per i presuli stretti attorno al Papa sull'altare a cielo aperto di piazza Garibaldi, è una terra «sempre più minacciata da interessi che non salvaguardano e non tutelano la bellezza del creato». Centro oli no, dunque, e neppure «impianti che non sono ecocompatibili con il territorio». E ancora, la denuncia del «tentativo in atto della privatizzazione delle acque». Abruzzo terra minacciata dai nemici della natura ma anche dalla mancanza di lavoro. Parla sempre un vescovo, non un sindacalista. «In questa parte interna della regione, la più povera e dimenticata, vive un diffuso smarrimento. La mancanza di lavoro è una delle emergenze prioritarie, essa grava soprattutto sulle famiglie e sui giovani che vedono spenta ogni prospettiva di speranza futura. Tanti centri ricchi di storia e di cultura», insiste Spina, «assistono, con amarezza, allo spopolamento. Questa terra, con i numerosi parchi e le tante bellezze naturali, è sempre più minacciata da interessi che non salvaguardano e non tutelano al bellezza del creato. Noi vescovi dell'Abruzzo e del Molise abbiamo fatto sentire forte la nostra voce di fronte alla minaccia della costruzione di un Centro oli presso la costa del mare Adriatico. Abbiamo rilanciato un forte impegno etico per la promozione del bene comune sulla scia della magna charta delle beatitudini».

IL CONFETTO. Ricordati, in apertura, i sulmonesi eccellenti, da Publio Ovidio Nasone a Papa Innocenzo VII a Barbara Micarelli a Giuseppe Capograssi, Spina si lancia in una similitudine «zuccherosa». «La città di Sulmona, ricca di arte, è famosa in tutto il mondo per i confetti che, in certo qual modo, riflettono il temperamento della nostra gente: buona, brava, dignitosa, tenace. Come la dura mandorla, nascosta nella dolcezza del confetto, così essa è fedele ai grandi valori che hanno profonde radici nella fede viva di questo popolo». Il vescovo saluta il Papa con l'augurio di «Lunga vita».

FORTE. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, tiene in mano un piccolo rosario di legno: «Ho apprezzato molto il messaggio di monsignor Spina alla vigilia di questo evento. Un messaggio esteso a tutto l'Abruzzo. Ha saputo affrontare l'aspetto sociale e i problemi della Valle Peligna. In questo contesto, la visita del Papa rappresenta un gesto di sensibilità pastorale che si rifà al modello di Celestino V».

SANTORO. Per Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, «il Papa ha saputo rivolgere un messaggio di fede e speranza. L'Abruzzo vive un momento di transizione storica e la Chiesa abruzzese, con il Papa, vuole accompagnare questo percorso di transizione».

BREGANTINI. L'arcivescovo di Campobasso-Bojano Giancarlo Maria Bregantini sottolinea che «la visita del Santo Padre a Sulmona, la città più celestiniana che c'è, è il sigillo all'anno dedicato al pontefice eremita e alla peregrinatio delle sue venerate spoglie nelle nostre città.

IL PRANZO. Nella Casa sacerdotale il Papa si ferma a pranzo con i 19 vescovi concelebranti. «La cucina abruzzese è molto buona, ma anche un po' troppo abbondante»: è il commento del Santo Padre al termine del banchetto. Assaggia un po' tutto, ma con porzioni minime, dirà chi gli siede accanto. Sul tavolo le aziende di confetti fanno trovare particolari composizioni, particolarmente apprezzate dagli ospiti. Così come le dieci portate preparate dall'hotel Ovidius della famiglia Santacroce. L'apertura con un antipasto di salumi e formaggi locali, poi fiori di zucca in pastella, focaccine con mozzarelle nostrane e pachino, carciofi di Prezza alla brace, frittata di orapi. Per i primi, la scelta è ricaduta su risotto ai fiori di zucca e pappardelle Ovidius con zucchine. Come secondo, il filetto di manzo in crosta aromatizzato al rosmarino con patate novelle. Chiusura con fantasia di frutta e torta bocconotto e Pan dell'orso, con marmellata d'uva e passito locale. Tutti prodotti del territorio, così come i vini che accompagnano il pasto. Un pasto un po' abbondante. Parola di Papa.

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