Il parà ferito telefona alla mamma

Agguato in Afghanistan, il soldato dopo l'intervento: presto a Roccaraso

ROCCARASO. Finalmente, dopo tante telefonate in casa D'Orazio è arrivata quella più attesa: Simone, il parà ferito in Afghanistan, si è svegliato e ha parlato con mamma Antonella e con i fratelli, Luca e Manuela, dicendo loro di avere una gran voglia di tornare ad abbracciarli.

Per amici e familiari potrebbe essere la fine di un incubo, anche se la situazione resta delicata e la prognosi è riservata per il 29enne di Roccaraso, Simone D'Orazio, colpito al torace lunedì nei pressi di Bala Murghab, località nel nord est. Nell'agguato è morto David Tobini ed è stato ferito lievemente Francesco Arena. Tutti e tre fanno parte del 183esimo reggimento paracadutisti Nembo di Pistoia.

Il parà, caporal maggiore scelto, è stato operato due volte nell'arco di 24 ore. Il primo intervento, nel quale è stata asportata la milza, è stato condotto sul posto, poi il trasferimento a Kandahar, in un ospedale americano Roll 3.

Ieri, il militare ha subìto un intervento ancora più delicato dove gli sono stati asportati anche un rene e la coda del pancreas. Solamente nelle prossime ore i medici decideranno quando potrà lasciare l'Afghanistan ed essere trasferito nella struttura sanitaria di Rammstein in Germania che fa sempre capo al comando statunitense.

La situazione è stabile, dunque, anche se trapela un cauto ottimismo anche a Roccaraso, specie dopo la telefonata del primo pomeriggio di ieri. «Siamo contenti di aver sentito la sua voce», spiega il fratello Luca, studente di ingegneria all'università dell'Aquila.

«Stiamo vivendo dei momenti di ansia e la scorsa notte non è stato facile dormire».

Simone ha parlato prima con la mamma, Antonella e poi con la sorella Manuela, dicendo di avere gran voglia di tornare a casa. Accanto a loro, è sempre vivo il sostegno di un intero paese che, sin da quando si è diffusa la notizia, si è raccolto intorno alla mansarda al terzo piano dello stabile di piazza Giochi della Gioventù, nei pressi degli impianti di risalita dell'Ombrellone.

La famiglia gestisce un nolo sci che l'estate diventa un centro specializzato per i quad, le motociclette a quattro ruote. In questi giorni il centro è chiuso, vuoi anche per le condizioni meteo non certo estive di questi giorni, e i quad verdi sono parcheggiati uno accanto all'altro.
«Avvertiamo il sostegno di un'intera comunità che si è stretta a noi e ha pregato con noi», prosegue Luca, «adesso, la cosa più importante è che Simone si rimetta e ritorni tra noi al più presto».

È l'auspicio di tutti, anche del parroco, don Renato D'Amico che lunedì ha riunito tanti giovani in una veglia di preghiera per tenere viva la speranza. Preghiere che sono arrivate sino a Simone, sostenendolo nella sua lotta.

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