Impianto fotovoltaico fantasma: sette sotto inchiesta all'Aquila

Nel mirino un impianto che doveva essere realizzato con finanziamenti ministeriali a Carsoli I fondi erogati a una società reatina tramite il Confidi L’Aquila. La difesa: sospetti infondati

L’AQUILA. La Procura della Repubblica ha chiuso un’inchiesta a carico di sette persone accusate di concorso in malversazione ai danni dello Stato.

I sette sono indagati per avere utilizzato dei fondi ministeriali, erogati al Confidi dell’Aquila, per finanziare la spa Agricola Reatina per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a Carsoli: l’impianto non è mai stato realizzato e i fondi, in tutto 250mila euro, secondo l’accusa non sarebbero stati restituiti.

Per quei fatti, che sarebbero stati commessi nell’aprile 2010, sono finite sotto inchiesta persone che avevano un ruolo nei vertici del Confidi dell’Aquila e nella società beneficiaria del finanziamento. Si tratta di Luigi Cupillari, 50 anni, aquilano, all’epoca dei fatti amministratore delegato del Confidi aquilano, Renato Scrimaglio, 73 anni, residente all’Aquila, ma torinese di nascita, presidente dell’ex Cda del Confidi, Giuliano Marchetti, 71 anni di Roma, già presidente del collegio sindacale del Confidi, Enzo Simeoni, 76 anni, reatino, gestore di fatto della spa Agricola reatina, Sirio Zarrella, 79 anni, di Preturo Irpino, amministratore all’epoca dei fatti della spa Agricola reatina, Giorgio Marchi, 42 anni, milanese, consigliere del Cda di Confidi e Marco Longobardi, 42 anni, di Vico Equense.

Inoltre Cupillari, Scrimaglio, Marchetti e Longobardi sono accusati anche di falso. Essi, infatti, il 26 gennaio del 2011, avrebbero formato il verbale dell’assemblea straordinaria del Confidi «ideologicamente falso» con cui si nominava Luca Mattesco quale componente dei Cda, affermando falsamente che era presente e accettava la carica; inoltre si dava atto «falsamente» della presenza di Ferdinando Picariello quale socio della Agricola Reatina. Sia Picariello che Mattesco sono estranei ai fatti.

La difesa dei sospettati, comunque, sostiene in antitesi con il pm, che già in occasione di un’udienza del tribunale del Riesame si dimostrò che l’intera somma era comunque già rientrata dopo l’operazione finalizzata a realizzare l’impianto a Carsoli, iniziativa poi non andata a buon fine.

Comunque le difese ora hanno venti giorni per presentare le loro controdeduzioni al pm Stefano Gallo, il quale, esaminata tale documentazione e ascoltate dichiarazioni spontanee dei sospettati, potrà chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio.

Tra le facoltà delle difese ci sono anche le richieste di compimento di alcuni atti istruttori.

Nel corso del procedimento penale gli indagati sono assistiti dagli avvocati Fabio Alessandroni, Roberto Tinari, Fabrizio Visconti, Maria Cristina Tognoni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA