In Kenya, a insegnare scienze e matematica

La storia di Rossella Legari, 19 anni di Celano, che dopo la maturità ha trascorso un mese in Africa

CELANO. Il volto sorridente di quei bambini non lo dimenticherà più. Sono loro che le hanno dato la forza di affrontare il caldo torrido dell’Africa e la nostalgia di casa, ma anche di guardare avanti sempre con gioia. Rossella Legari, 19 anni di Celano, ha qualcosa di diverso rispetto alle sue coetanee. Terminati gli studi superiori invece di pensare a vacanze al mare con gli amici o all’iscrizione a una facoltà universitaria, ha deciso di prendersi un periodo di pausa e partire per il Kenya. «Tramite un’associazione di Milano sono riuscita a organizzare tutto», ha raccontato la giovane. «Sono partita la seconda settimana di giugno e sono stata via per poco meno di un mese. Il mio compito era quello di insegnare in una scuola che si trovava vicino al lago Vittoria. Mi sono fermata prima a Nairobi e poi mi sono spostata in questo piccolo villaggio dove è iniziata la mia esperienza». I bambini in Kenya vanno a scuola con il sorriso. Si incamminano dai loro villaggi verso la struttura dove seguono le lezioni, che spesso è più simile a una delle nostre rimesse degli attrezzi che a un vero e proprio edificio scolastico. Ma nonostante ciò non fanno capricci perché sono felici di poter imparare qualcosa di nuovo ogni giorno. «A Nairobi ho seguito un corso», ha continuato Rossella, «e poi sono partita per il villaggio Kaptel, abitato prettamente da persone dedite alla pastorizia, senza alcun tipo di servizio. C’erano più o meno 1200 persone che vivevano allevando gli animali e coltivando il tè». La vita in Kenya scorre molto lentamente, ma per Rossella le giornate erano sempre dense di impegni. «Ho insegnato scienze, matematica ed educazione civica», ha precisato la diciannovenne. «Loro non hanno un modello di educazione, non conoscono le regole e per questo è stato molto difficile cercare di far capire loro le cose. Ma per fortuna ci sono riuscita. Arrivavano a scuola alle 7,30 e poi ogni professore controllava se avevano l’acqua e il bastoncino che gli serviva per cucinarsi il pranzo. Stavano in aula fino al pomeriggio e poi arrivava il secondo turno». L’esperienza di Rossella non finiva con il termine delle lezioni. Grazie all’organizzazione legata all’Unesco, che le ha permesso di intraprendere questo viaggio in Africa, ha trovato ospitalità in una famiglia dove ha potuto toccare con mano usi e costumi di questo popolo.

Eleonora Berardinetti

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