Incendio sul Morrone, caccia al piromane 

Gli inquirenti confermano: fiamme partite da un unico punto. Continua la bonifica dell’area per spegnere alcuni focolai

PRATOLA PELIGNA. C’è la mano di un piromane dietro l’incendio che ha devastato il monte Morrone. I carabinieri forestali confermano che il fuoco è partito da un unico punto, ma non si pronunciano in merito al ritrovamento di inneschi vicino all’ex cava di Bagnaturo. Sono al vaglio degli inquirenti le immagini delle fototrappole presenti nella zona. Intanto, mezzi aerei e squadre da terra, con vigili del fuoco e uomini e donne della Protezione civile, sono stati impegnati ieri in nuove operazioni di spegnimento per alcuni focolai che si erano riattivati a causa del vento, soprattutto per salvare la pineta e salvaguardare le zone sensibili. I controlli e le operazioni di bonifica nelle aree devastate dalle fiamme andranno avanti anche oggi. La Procura di Sulmona ha aperto un fascicolo contro ignoti, con l’ipotesi di reato di incendio doloso. Un rogo che ha riportato alla memoria il terribile incendio dell’agosto 2017 proprio sul Morrone. Il fuoco ha lambito anche il rifugio del Colle delle Vacche, nel territorio di Pratola Peligna, luogo simbolo della battaglia di sei anni fa, salvato e poi ridato alla vita, e adesso nuovamente aggredito dalle fiamme. La brace e l’accumulo di materiale rimasto nelle zone più impervie continuano a preoccupare per possibili ritorni di fiamma. Al momento i fronti monitorati rientrano nell’alveo del bruciato. Le indagini della Procura vanno avanti senza sosta per incastrare il piromane. Trattandosi, se così fosse, di un’azione di natura dolosa, cioè di un incendio volontariamente appiccato dalla mano di una o più persone, gli inquirenti non escludono alcuna pista. Molto dipenderà dagli accertamenti in corso proprio in queste ore. (d.ver.)
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