Intossicati, emergenza rientrata

Tendopoli di San Demetrio, i Nas escludono anomalie negli alimenti.

SAN DEMETRIO NE’ VESTINI. Rientra l’emergenza legata alla crisi intestinale che, nella scorsa fine settimana, ha colpito quasi in contemporanea una cinquantina di sfollati, tra cui 20 volontari, della tendopoli di San Demetrio. Quasi tutti, passate le 48 ore, sembrano essere fuori dalla fase acuta dell’attacco gastro-intestinale e sembrano escluse intossicazioni o forme virali. Sabato notte, nella zona dei Sebach decine di persone in fila davanti ai bagni chimici. Cinque sono state visitate dalla guardia medica e tre di queste, quelle con i sintomi più significativi, tra febbre, brividi e fastidi allo stomaco, sono state condotte al pronto soccorso. «Ora stiamo tutti meglio», testimonia la signora Antonietta che era tra i tre che hanno fatto visita al San Salvatore. «Sabato pomeriggio», spiega, «ho iniziato improvvisamente a sentirmi male e mi sono diretta verso i bagni dove c’erano già altre dieci persone a fare la fila. Mi accolgono dicendomi: «Antonie’ pure tu?» quasi come se quella del mal di stomaco fosse diventata la moda del momento. «Poi», aggiunge, «lo staff della guardia medica mi ha consigliato di fare un controllo più approfondito all’ospedale e io sono andata, consapevole che avrei passato la serata nella sala di attesa». Ai tre pazienti, infatti, è stato dato il codice bianco di priorità.

«Quello che se hai qualcuno davanti passi un’intera giornata a girarti i pollici», quasi strilla il capocampo, Sergio Panuello, ostentando un accento friulano: «Codice bianco che sta a significare che nessuno dei nostri ospiti della tendopoli è mai stato veramente in pericolo e lo dimostra il fatto che adesso, a 48 ore dalle crisi, la situazione è migliorata. In queste ore abbiamo servito pasti leggeri, ma siamo già pronti a tornare a regime normale». Cosa sia veramente successo sabato è oggetto di indagini. Le verifiche dei Nas sembrano escludere anomalie nei cibi o nella conservazione degli stessi ma, contemporaneamente, il fatto che la crisi si sia risolta in così poco tempo, sembra essere incompatibile con l’ipotesi di un virus.

«L’ipotesi resta legata a qualcosa che i cinquanta pazienti coinvolti hanno fatto tutti insieme», commenta Massimo Michetti, responsabile medico del Com di competenza del caso, «e, in situazioni come questa, l’attività più comune che si fa insieme è mangiare». Tra le ipotesi considerate c’è quella legata alla somministrazione di un bollito all’ora di pranzo di sabato, con temperature superiori ai 30 gradi. Qualcosa di equivalente a bere un bicchiere d’acqua gelata quando si è sudati. I residenti confermano che il bollito era ottimo, tanto da spingere parte della tavolata a chiedere il bis. «Anche se la qualità del cibo non è mai stata messa in discussione», aggiunge Michetti, «stiamo valutando questa possibile correlazione». Intanto, però, nelle mense si rispolvera il cartello della Protezione civile con i «10 comandamenti» da osservare quando si sta a tavola. Si raccomanda, tra le altre cose, di non aggiungere ingredienti fai-da-te, di non conservare cibi in tenda, o asportarli altrove, e di bere acqua confezionata.