Inverardi: «Così salveremo l’università»

Il bilancio di fine anno a sei mesi dall’insediamento: «Ritorno delle tasse inevitabile, chiederemo nuove assunzioni»
L’AQUILA. Guardare al futuro. Questa la parola d’ordine della neo-rettrice dell’Ateneo Paola Inverardi, che chiude il 2013 con un bilancio positivo, la conferma dei circa 24mila iscritti dello scorso dicembre, ma nel cassetto ha già pronto un faldone di progetti per il 2014: un’Università protagonista della ricostruzione della città distrutta dal terremoto, con molti studenti virtuosi e pochi inattivi, più docenti e ricercatori e un sempre maggior numero di laureati annualmente.
Può tracciare un bilancio di questi primi tre mesi di attività da rettore?
«Abbiamo iniziato un importante lavoro di programmazione, che riguarda la revisione dell’offerta didattica, le strategie di potenziamento della ricerca, i progetti da mettere in campo rispetto alla ricostruzione, per cui l’Ateneo deve svolgere un ruolo di primo piano. Certo, abbiamo bisogno di un sostegno ministeriale. In questi ultimi anni il governo, e il ministero dell’Istruzione e della ricerca in particolare, hanno aiutato l’Università attraverso l’accordo di programma che prevedeva la sospensione delle tasse studentesche. Un accordo che terminerà tra un anno».
Non c’è alcuna possibilità che venga rinnovato?
«Riguardo alle tasse sarà necessario mettere in campo una politica di premialità che guarderà da una parte alle problematiche di reddito degli studenti e incentiverà dall’altra la presenza di studenti attivi e frequentanti, in modo che venga ridotta la permanenza passiva all’interno dell’Ateneo. In questo momento non ritengo opportuno prorogare oltre la sospensione delle tasse, mi sembra più importante chiedere misure di sostegno diverse che guardano per esempio all’assunzione di personale sia docente che ricercatore che tecnico/amministrativo».
A dicembre termina la possibilità di iscriversi. Quanti sono a oggi gli studenti rispetto allo scorso anno?
«Il numero di iscritti è il linea con il passato: circa 24000 complessivamente, considerando anche gli specializzandi e i dottorandi. Resta però il problema degli studenti inattivi, un numero piuttosto alto rispetto alla media nazionale, ma soprattutto al pre-sisma. La nostra politica, in tal senso, nei prossimi anni cercherà proprio di arginare questi fenomeni. Non è più una questione di sopravvivenza, bisogna guardare al futuro».
In tal senso va anche l’introduzione di corsi di laurea a numero programmato?
«Al secondo anno il numero di iscritti per alcuni corsi si dimezza rispetto al primo e così accade anche al terzo. Gli abbandoni e i trasferimenti dei corsi a numero programmato, invece, sono molto bassi. È possibile che aumentino questi ultimi, ma vorremmo anche incentivare l’iscrizione ai corsi che hanno meno alunni rispetto alle potenzialità».
Vuole spiegare la decisione da parte dell’Ateneo di non costituirsi parte civile nel processo sul caso dell’affitto del capannone ex Optimes sede provvisoria di Ingegneria?
«La commissione iniziative strategiche era costituita di diritto da tutti i presidi e per questo, come preside di Scienze, ne facevo parte. Si trattava di un organo istruttorio che ha valutato la possibilità di sistemazione dei vari corsi rispetto alle attività didattiche e alla ricerca, ma non era suo compito analizzare la compatibilità economica e amministrativa dell’operazione. Sulla scelta di non costituirci parte civile già si era espresso il cda. Per fugare ogni dubbio mi sono anche rivolta all’Avvocatura dello Stato che ha chiaramente spiegato che questa mancata costituzione non avrebbe procurato alcun pregiudizio. Ritengo giusto che il processo venga espletato e che l’Ateneo resti imparziale rispetto alla vicenda».
Si parla della possibile reintroduzione delle indennità di carica del cda sospese dal precedente rettore di Orio fino a tutto il 2013. State lavorando in questa direzione?
«Le indennità di carica sono in vigore in tutti gli Atenei italiani e ritengo opportuno che vengano reintrodotte anche all’Aquila. Il cda ha fatto delle ipotesi a partire dalle indennità pre-terremoto che corrispondevano a circa 12000 euro lordi l’anno per il rettore e i pro rettori e a meno della metà per gli altri componenti dell’organo di indirizzo. In altri Atenei, di pari dimensioni, queste indennità sono molto più alte: circa 42000 euro lordi l’anno per il rettore del Sannio e 52000 per quello di Campobasso».
Qual è il suo augurio per il prossimo anno?
«Il 2013 è stato un anno di passaggio da una situazione di emergenza verso una seppur difficile normalità. Mi auguro che l’Ateneo possa fin da subito guardare al futuro, essere protagonista della ricostruzione e crescere in modo sano».
Michela Corridore
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