«Io, superstite della sciagura sull'Andrea Doria»

Emigrò da Sulmona a 16 anni e quella notte rischiò di non arrivare mai in America

SULMONA. «Avevo solo 16 anni, ma ricordo bene quel giorno. Non avevo paura. Pensavo che non avrei più rivisto le mie sorelle e che quel viaggio voluto dai nostri genitori per darci un futuro migliore stava diventando un viaggio verso la fine». Nicola Del Monaco, 71 anni, sulmonese, emigrato in America, ricorda così l'affondamento dell'Andrea Doria. Su quella nave c'erano lui, i suoi genitori Emilia e Pasquale, e una delle sue sorelle, Silvana, unici sulmonesi.

Viaggiavano in terza classe, inseguendo il sogno americano. «Era la sera 25 luglio» racconta Nicola, che oggi vive a Miami, ma torna spesso in Italia dove ha una figlia «quella sera andai a letto presto. L'indomani mattina era previsto l'arrivo a New York. Ad un certo momento fummo svegliati da un forte impatto. Fuori si vedevano le luci. Ero convinto che fossimo arrivati». E invece no. Erano da poco passate le 23.

L'Andrea Doria, la più grande e veloce nave da passeggeri italiana si era scontrata con la nave svedese Stockholm. «Corsi su, dalla prima alla terza classe per vedere cosa fosse successo» continua «poi tornai giù a chiamare i miei familiari». L'immagine di quello che allora era un ragazzo di 16anni si sofferma su un particolare: «Avevo al polso un orologio, regalo del mio compare nel giorno della prima Comunione. Lo distrussi nel tentativo di reggermi in piedi e camminare, mentre la nave stava affondando.

Nella corsa concitata, riuscimmo a malapena a vestirci. Ricordo che ero senza scarpe e infilai un paio di ciabatte che trovai lungo il tragitto». Scendendo attraverso scale di corda Nicola e la sua famiglia salirono su una delle scialuppe di salvataggio e poi sulla De France, arrivata in soccorso. La nave francese ripartì per New York verso le 6 del mattino. «Con i nostri occhi vedemmo affondare l'Andrea Doria» continua nel racconto l'emigrante «avevamo perso tutto quello che avevamo portato in viaggio, ma eravamo salvi».

Poi la vita per lui e la sua famiglia è continuata negli Stati uniti.  «E oggi» conclude Nicola «è bello poter raccontare di quel giorno. Nessuno potrà mai cancellare il ricordo di quei brutti momenti».

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