Iscrizioni Ateneo, guerra di cifre È scontro tra l’Udu e la rettrice

L’Unione degli universitari: «I dati ministeriali parlano di un gravissimo calo di immatricolazioni» Inverardi: «Scenario previsto, ma siamo quasi certi di superare i 23mila studenti entro l’anno»

L’AQUILA. È guerra di cifre sui dati riguardanti gli iscritti all’Ateneo aquilano. Mentre l’Unione degli universitari (Udu) parla di un «gravissimo calo» del 13% (da 24.130 a 21.035), supportata da un corposo dossier dell’Anagrafe nazionale studenti del ministero, la rettrice Paola Inverardi assicura che quello fornito è un dato superato e che al 4 maggio scorso gli iscritti dell’Ateneo avevano raggiunto i 22.590, con un'alta probabilità di superare i 23mila al termine delle iscrizioni (dicembre).

Un balletto di cifre che cambia di poco la sostanza: l’Ateneo, quest’anno, potrà contare su oltre mille studenti in meno rispetto all'anno scorso.

IL DOSSIER. Le 13 pagine diffuse dall’Udu e derivanti dalle comunicazioni rese dagli Atenei stessi al ministero un paio di mesi fa, collocano l’Università dell’Aquila come la peggiore, in termini di variazione di immatricolati, tra tutte le Università pubbliche (non telematiche e non per stranieri).

«Sugli immatricolati ai corsi triennali e a ciclo unico (l’Anagrafe non riporta il dato sulle magistrali) l’Ateneo dell’Aquila è il peggiore d’Italia, con un -40% (da 3669 a 2213) a fronte di una media nazionale stabile» spiegano in una nota gli studenti. «Sugli iscritti complessivi l’Università dell’Aquila segna un -13%, peggiore tra le pubbliche non telematiche è solo la Partenope di Napoli. Il quadro che ne emerge è drammatico. Le vicine Teramo e Chieti rispettivamente crescono e scendono di poco. All’Aquila, inoltre, è evidente un crollo percentuale impressionante tra gli studenti provenienti da fuori regione, in particolare dalla Puglia (da 200 a 83, -72,4%) e dalla Campania (da 188 a 100, -50,5%), e un numero in discesa tra gli studenti abruzzesi (da 1752 a 1295, -44,96%) con una vera e propria fuga di residenti in provincia (da 989 a 746, -38,6%)».

LA RETTRICE. Uno scenario assolutamente «prevedibile» per la rettrice. «Le cause della diminuzione degli iscritti sono essenzialmente due: l'introduzione dei numeri programmati locali su quattro corsi (Psicologia, Biologia, Biotecnologie e Scienze motorie) e il ritorno ad un regime di tassazione ordinario, scaduto l’accordo di programma col ministero» spiega. Solo con l’introduzione dei numeri programmati (imposta a livello nazionale) avevamo previsto una diminuzione di circa 2000 immatricolati: il dossier non rivela niente di nuovo, dunque. Resta il fatto che quasi certi di superare entro fine anno i 23mila iscritti. Il calo perciò non sarebbe così grave. Bisogna ricordare, inoltre, che il calo degli immatricolati si è verificato in moltissime Università di Italia. Rispetto agli scenari che ci eravamo prefigurati, anzi, i numeri hanno retto bene. La speranza è che queste cifre vengano confermate nei prossimi anni». D’altra parte, secondo la Inverardi, L’Ateneo non ha modo di aumentare di molto gli iscritti, dato il numero di docenti assegnato e il blocco del turn over fino al 2018.

Michela Corridore

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