L’appello degli urbanisti: «Città da riequilibrare»

Lettera a Cialente della nuova presidente dell’Istituto nazionale Viviani «Manca il dibattito sul nuovo piano regolatore, noi siamo a disposizione»

L’AQUILA. Silvia Viviani, presidente dell’Istituto nazionale di Urbanistica, ha scritto una lettera al sindaco Massimo Cialente.

«A cinque anni dal terremoto, evento che ha suscitato la commozione e la vicinanza di tutto il Paese, le scrivo per tentare un bilancio sullo stato della ricostruzione, con cura e attenzione alla città nel suo complesso. Mi rivolgo a lei in quanto guida dell’amministrazione e rappresentante di tutti gli aquilani, un ruolo quest’ultimo che ha interpretato con passione e generosità. Tutti coloro che sono in buona fede debbono riconoscerlo. Da pochi mesi», scrive Viviani, «ho assunto il ruolo di presidente dell’Istituto nazionale di Urbanistica. L’Istituto ha messo in campo, sin dai giorni immediatamente successivi al sisma, le proprie competenze e conoscenze per sostenere il processo di ricostruzione. Ci è sembrato da subito evidente che l’intervento della politica nazionale, con i noti “innesti” di 19 insediamenti permanenti sul territorio della città, dovesse essere accompagnato da un accurato processo di riorganizzazione del sistema delle infrastrutture, spazi pubblici, mobilità e servizi. Accanto alle macerie della vecchia città, nasceva una serie di agglomerati, senza relazioni tra le parti, uno dei fondamenti dell’idea stessa di città. Abbiamo segnalato da subito le principali criticità, con spirito costruttivo e volontaristico: abbiamo redatto un Manifesto degli urbanisti, abbiamo costituito con l’Associazione nazionale centri storici artistici un Laboratorio per la ricostruzione (Lauraq), attraverso il quale abbiamo svolto un’attività di ricerca operativa, messa a disposizione delle istituzioni».

«Proprio in questi giorni», prosegue la presidente dell’istituto di urbanistica, «fino a sabato, all’Aquila è in corso il secondo ciclo di Atelier di progettazione urbanistica. Con l’amministrazione è stato avviato nel 2011 un percorso di collaborazione, per la costituzione dell’urban center. Qui i cittadini potrebbero vedere e toccare con mano come cambia la loro città, essere informati dei progetti, interagire ed esprimere la loro opinione, con modalità concrete di partecipazione. Purtroppo, nonostante i periodici rilanci di stampa, ancora non vede la luce. Rileviamo anche che per la ricostruzione sono disponibili indicatori quantitativi – risorse, edifici, tempi – che non appaiono sufficienti a garantire politiche urbane integrate, coesione territoriale e inclusione sociale: rifondazione dell’idea di collettività che possa riconoscersi in forme urbane. Non v’è dibattito in merito a un nuovo Prg; l’esame dei progetti può riferirsi solo alla normativa del 1975. Eppure le deliberazioni comunali, che hanno autorizzato la realizzazione di abitazioni provvisorie in aree agricole, anche vincolate, e gli insediamenti definitivi del Progetto Case hanno pesantemente mutato la distribuzione degli abitanti e compromesso il sistema naturalistico-ambientale e paesaggistico. Pare necessario ristabilire equilibri durevoli in un territorio frammentato e sofferente. Certo, manca un testo legislativo regionale organico in materia di governo del territorio, ma un’idea di città e un progetto urbanistico organico possono sostenere il coordinamento e la promozione di politiche sociali ed economiche».