L’Aquila che sogna e lavora nello stand a forma di piazza

È stato realizzato da un gruppo di studenti dell’Accademia delle belle arti in collaborazione con il comitato filiera edilizia composto da imprese locali
L’AQUILA. Tuta, guanti e «olio di gomito». Hanno lavorato per ore e fino a notte fonda in quello che, a prima vista, sembrava più un cantiere che un padiglione espositivo, per arrivare puntuali all’appuntamento con il Salone della ricostruzione. Alla fine, il risultato è una piazza cittadina di 500 metri quadrati per un’altezza di quattro metri e mezzo che riproduce spazi, angoli, fontane, portici e il rosone della basilica di Collemaggio: i luoghi di aggregazione cari agli aquilani e simbolo della città.
È l’opera più suggestiva della quinta edizione dell’evento fieristico organizzato dall’Ance Abruzzo e da Carsa srl (in collaborazione con le associazioni dei costruttori di tutte le province) dedicato alla ricostruzione. A realizzarla 13 studenti dell’Accademia Belle Arti, coordinati dallo scenografo Alessandro Zitkowsky e guidati dai docenti Umberto Di Nino e Daniela Di Scerni. Il progetto nasce da un’intesa tra l’Accademia e il Consorzio per la filiera dell’edilizia (Cfe). Ad avere l’idea di realizzare qualcosa di originale, «che avesse a che fare con la ricostruzione sociale più che con quella materiale», spiega Lamberto Scimia, è stato proprio il Cfe. «Ma noi ci abbiamo messo soltanto la parte economica e i laboratori», aggiunge. «Tutto il resto – ideazione, progettazione e realizzazione – è opera di questi giovani straordinari». Altro che «bamboccioni». Età media 24-25 anni, sono aquilani e anche di altre regioni d’Italia. La «capo squadra» è la 24enne Lucia Paolucci. «Quando ci hanno chiesto di realizzare una “città ideale” che avesse le connotazioni storiche e artistiche reali e indelebili nella mente degli aquilani», spiega la studentessa, «ci siamo resi conto che serviva un’analisi preliminare. Il nostro studio è cominciato già nel gennaio scorso: siamo andati in centro storico, abbiamo osservato i vari luoghi di aggregazione, fatto foto e alla fine scelto quelli simbolici». Tutti gli espositori sono all’interno di un porticato, al centro c’è il grande rosone: «È il simbolo dell’Aquila e abbiamo voluto riprodurlo sulla pavimentazione perché facesse da sfondo e da base a tutto il resto, con l’elemento fondamentale delle 99 Cannelle», aggiunge Lucia. È da questo padiglione che è stato inaugurato il Salone giovedì scorso. Poi si è trattato di realizzare fisicamente la piazza. «Abbiamo lavorato per diversi giorni nei laboratori del Cfe», prosegue la studentessa. Un lavoro che ha permesso ai ragazzi di mettere in pratica quanto studiato in Accademia, un modo anche per «mettere le mani in pasta» e accorciare le distanze rispetto al mondo del lavoro. «Speriamo che ci apra qualche opportunità in futuro», è il commento degli studenti.
Tutto ecologico il materiale utilizzato: per lo più legno per realizzare le strutture, successivamente ignifugato e rivestito con un impasto di vernice e segatura per produrre l’effetto della pietra. Alla fine del percorso didattico rimane un lavoro enorme che ha prodotto decine di cartelle di rilievi, foto, elaborati grafici, e un plastico. In collaborazione con il Cfe è stata realizzata, inoltre, la mostra fotografica «RicostruiamoCi. Non solo muri», a cura di Fotoclub99 L’Aquila, che ha visto la partecipazione di 45 fotografi amatoriali che hanno immortalato la loro idea di città futura. Nell’ambito del corposo programma di appuntamenti di ieri, il Salone della ricostruzione ha ospitato anche la presentazione dell’attività svolta dal Comitato paritetico territoriale (in collaborazione con l’Inail), con l’assegnazione di 10 borse di studio per la formazione in cantiere, di cui hanno usufruito cinque tecnici diplomati e altrettanti laureati. Ieri la consegna degli attestati. Tra gli appuntamenti di oggi, invece, terza giornata del Salone, alle 10 il convegno «Verso la rendicontazione sociale, trasparenza, legalità, comunicazione, Fondo etico».
Marianna Gianforte
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