L'Aquila, il muratore è morto per annegamento

Continuano le indagini sul ritrovamento del 36enne in un canale, attesi ulteriori riscontri dall’autopsia. Funerali bloccati

L’AQUILA. Quando è caduto nel canale era probabilmente ancora vivo. E la morte, sopraggiunta “tecnicamente” per asfissia, sarebbe stata dunque conseguenza dell’annegamento. Queste le prime indiscrezioni che trapelano dagli ambienti investigativi per il caso della morte di un muratore albanese, Edmond Preka, di 36 anni, trovato privo di vita due giorni fa.
Un canale irriguo di derivazione del fiume Vera, a Paganica, lungo una stradina interpoderale che rappresenta la prosecuzione di via Fioretta, è stato lo scenario del ritrovamento.
L’autopsia, che è stata eseguita all’obitorio dell’ospedale dell’Aquila, ha dato dunque le prime risposte, anche se si è in attesa di ulteriori chiarimenti che possano indirizzare le indagini in una direzione più circoscritta. Una delle piste è quella dell’incidente stradale, ma l’uomo può essere finito nel canale anche in seguito a un malore.
A poca distanza dal corpo senza vita sono stati trovati il cellulare e il portafogli. Continuano dunque le indagini da parte dei carabinieri della Compagnia dell’Aquila e della stazione di Paganica. Per il momento non è stato ancora concesso il nulla osta ai familiari per la celebrazione dei funerali. L’uomo conosceva bene la strada interpoderale dove ha trovato la morte. Era una strada che percorreva spesso, di ritorno dal lavoro, per arrivare al Progetto Case di Paganica dove viveva con la moglie e i due figli. L’allarme era stato dato dalla donna che giovedì sera non lo aveva visto rientrare.
Proprio le ultime persone ad averlo visto in vita e sentito telefonicamente sono state convocate dai carabinieri. I quali, contestualmente alle indagini tradizionali, hanno avviato accertamenti tecnici quali l’acquisizione di telecamere a circuito chiuso di alcuni locali della zona e accertamenti sui tabulati telefonici.
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