rischio terremoto

L'Aquila, il prefetto Alecci: «Dopo 7 anni centro storico ancora troppo pericoloso»

Dalle rilevazioni degli uffici tecnici comunali realizzate prima della scossa di Amatrice, risulta che alcuni edifici si trovano nelle condizioni di sette anni fa. Dopo lo stop a Perdonanza e concerti jazz, sollecitate le limitazioni all'ingresso in città legate ai cantieri della ricostruzione e i controlli sui puntellamenti

L'AQUILA. «Vaste parti del centro storico dell'Aquila presentano ancora oggi un tasso di pericolosità che io, prefetto, giudico eccessivo». Pesano come macigni le parole del prefetto dell'Aquila Francesco Alecci, sentito all'indomani della riunione del Consiglio dei ministri che ha deliberato lo stato d'emergenza per i territori colpiti dal sisma del 24 agosto. «Come affermato dai tecnici comunali e riconosciuto dallo stesso vice sindaco dell'Aquila (Nicola Trifuoggi, ndr), l'amministrazione comunale è consapevole che si debba dare corso quanto prima a interventi per la reale messa in sicurezza di vaste parti del centro storico del capoluogo che oggi presentano un tasso di pericolosità che io, prefetto, giudico eccessivo». Un problema che, come dichiarato questa mattina da Alecci all'Ansa, risalirebbe a prima del terremoto del 24 agosto. «Le rilevazioni degli uffici tecnici portano la data di luglio, quando ancora il problema di Amatrice non c'era», fa notare il rappresentante del governo, che ha tenuto una riunione con oltre 40 partecipanti la stessa mattina di mercoledì 24. «Siamo partiti da lettere degli uffici tecnici del Comune dell'Aquila», prosegue Alecci.

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«Questi organismi competenti hanno affermato la pericolosità di ampie parti del centro storico perché sono in corso cantieri molto rilevanti, perché alcuni edifici si trovano nelle condizioni di sette anni fa e perché nell'area vi è movimento di persone indistinte: maestranze di società edili, cittadini tornati a vivere nelle loro case, turisti». Una circolazione che, per Alecci, «viste le condizioni degli immobili, potrebbe creare situazioni di pericolo in un momento come questo. Il centro è quotidianamente interessato da scosse di assestamento. Io prefetto non ho risorse tecniche, mi sono rifatto alle affermazioni contenute in note scritte dei tecnici comunali». Alla luce di questa situazione, per il prefetto la cancellazione degli spettacoli della 722^ Perdonanza Celestiniana, l'annuale giubileo aquilano, e della tre giorni di "Jazz per L'Aquila", che l'anno scorso portò 60mila persone nel centro cittadino, spegne i rischi di sicurezza anche se, precisa, «non è per quello che si è deciso il rinvio. Per quanto ho letto, la delibera di Giunta municipale che non dà più corso all'evento è motivata dal lutto e dalla solidarietà verso Amatrice».

E per quanto concerne gli effetti di ulteriori restrizioni all'accesso nel capoluogo regionale, Alecci ha aggiunto all'Ansa: «La sicurezza non si può parametrare in termini economici tanto quanto l'interesse di un imprenditore a vedere libera da transenne la strada di accesso al suo esercizio commerciale. Solo l'autorità politica del sindaco è in grado di poter decidere per la propria comunità. Ci dev'essere un'autorità che possa prendere in considerazione i vari interessi presenti di fronte a un fenomeno come questo: quelli di chi deve riaprire un'attività, quelli di chi deve rientrare a casa, quelli di chi deve percepire L'Aquila come una città che vuole tornare a vivere e cogliere il valore estetico e tecnico dei lavori compiuti. Questo, però, si deve contemperare con la valutazione di garantire la sicurezza». In questo senso, «è necessario accelerare le procedure di gara per creare l'interdizione all'accesso per chi non ha uno specifico motivo, interdizione che durerà finché la ricostruzione non sarà giunta a un livello tale da permettere il libero transito a tutti». «La delimitazione di questa zona rossa aggiornata, secondo quanto affermato in riunione dal funzionario comunale Vittorio Fabrizi, è già stata fatta ed è già pronta, dettagliata strada per strada, conta quel parere più del mio. Ha detto davanti a 40 persone presenti alla riunione - continua ancora - che c'è già la loro ridefinizione delle zone rosse in base ai lavori compiuti e da compiere, manca solo la limitazione fisica delle aree consentite e l'interdizione delle altre». In tal senso il prefetto attende che «nei tempi più brevi possibili il Comune realizzi le interdizioni per strade e superfici dove è pericoloso recarsi. Non è un problema di singole strade - sottolinea ancora - è un problema generale, turisti e persone che camminano si vedono dovunque, tutta l'area del centro storico è giusto sia oggetto di una rimappatura e non in base all'emotività». «Hanno compiuto tutto, hanno una Polizia municipale, hanno uffici per la ricostruzione pubblica, privata e la protezione civile, sono consapevoli che si debba garantire l'accesso solo in condizioni di sicurezza, affermazione che condivido - conclude Alecci - ora sto solo aspettando che l'amministrazione comunale realizzi quello che ha affermato».

Sul problema della manutenzione e dei puntellamenti, Alecci ha aggiunto: «Come prefetto e responsabile della sicurezza pubblica penso che, se stiamo già ricostruendo un dato palazzo, i puntellamenti sia giusto eliminarli, ma se sappiamo che per quell'immobile ancora non c'è un progetto approvato e le stesse opere sono diventate una fonte di pericolo, chi di dovere si deve interessare per verificarne la stabilità». In caso di mancata manutenzione, «si creano le premesse perché un evento come quello di stamattina, una scossa percepita qui, anche se L'Aquila non è l'epicentro, anche di riflesso possa provocare un crollo e chiunque ci si trova sotto, oggetti o persone, ne subisca le conseguenze. Sappiamo che le opere provvisionali sono definite da leggi che regolano i lavori in funzione della loro provvisorietà - spiega il prefetto - diversamente da ogni altra struttura».

«Il cosiddetto puntellamento - prosegue il prefetto Alecci - può non avere un certificato di regolare installazione, ci si può basare su dichiarazioni rese dalla ditta che lo ha montato e che dichiara che è avvenuta coerentemente. Questo proprio perché, per definizione, deve durare al massimo 24 mesi, dopodiché lo si deve smantellare. In due anni l'intervento di riparazione all'immobile che si vuole salvaguardare dovrebbe essere iniziato, realizzato e concluso - prosegue ancora - qui, purtroppo, abbiamo visto passare ben oltre 2 anni, per questo bisogna riportare l'installazione alle condizioni di comprovata sicurezza che derivano da valutazioni in loco svolte da ditte specializzate, per questo bisogna, però, pagare del denaro». La strategia resa più volte pubblica dal Comune, tuttavia, è stata sempre quella di spingere sulla ricostruzione senza spendere altri soldi sui puntelli. «In più riunioni il sindaco presente ha detto che preferiva investire risorse del Cipe per ricostruire l'immobile piuttosto che fare verifiche - conferma il prefetto - un discorso molto sensato, ma in alcuni casi quei puntelli sono rimasti e sono tuttora lì». E sette anni dopo, rileva ancora il prefetto Alecci, «non svolgono più l'attività di garanzia e sicurezza dell'immobile come dovrebbero».