L'Aquila, il reparto covid si svuota, trasferita l'ultima paziente

Il primario Marinangeli: «Momento emozionante dopo 15 mesi interminabili». La struttura non chiude, in arrivo altri posti letto di terapia intensiva

L’AQUILA. Prove tecniche di normalità. Se il primario di Rianimazione trova il tempo per condividere su Facebook un «momento particolarmente emozionante» – cioè il trasferimento nella terapia intensiva generale dell’ultima paziente ricoverata in terapia intensiva Covid – allora vuol dire che il barometro volge davvero al bello.
G8 VUOTO, MA NON CHIUDE. Il primario Franco Marinangeli spiega che «il G8 (l’ospedaletto attiguo al San Salvatore riattivato per l’emergenza Covid, ndr), ancora una volta ha svolto egregiamente la sua funzione, frutto di una strategia che ha dimostrato il suo valore. Non faremo, però, l’errore del 2020, quando ci illudemmo di chiudere definitivamente il reparto. Il G8 va solo in stand-by, pronto a rientrare immediatamente in funzione laddove dovesse essere necessario, anche se spero veramente che questo non accada. Ma il Covid ci ha ricordato che la gestione di una maxi-emergenza è innanzitutto fatta di organizzazione e prevenzione, che si fa responsabilmente nella fase di calma. Per questo abbiamo appena inaugurato altri 4 posti di terapia intensiva nel cuore dell'ospedale e mercoledì partiremo con un nuovo cantiere, che ne aggiungerà altri 4. Quindi si continua a lavorare incessantemente».


IL GRAZIE ALLA SQUADRA. «È doveroso, da parte mia», aggiunge Marinangeli, «ringraziare il mio amico e collega Antonello Ciccone, con cui abbiamo condiviso il peso organizzativo di questi 15 interminabili mesi, i colleghi anestesisti rianimatori che hanno espresso il meglio della loro professionalità sia nell’area Covid che non Covid, così come i colleghi infermieri e gli operatori sociosanitari, impagabili per il loro impegno: donne e uomini di grande valore. Un ringraziamento anche ai miei specializzandi, che ci hanno dato un supporto fondamentale e che hanno affrontato le difficoltà con spirito veramente costruttivo. Una grande squadra di più di cento persone, tutte persone e professionisti speciali. Ciascuno di noi ha fatto il meglio che poteva, mettendoci energie e cuore. Ma tutto è migliorabile e non farò l’errore di non studiare a fondo tutte le criticità che abbiamo dovuto affrontare per elaborare strategie di miglioramento del sistema di emergenza, numeri alla mano lavoreremo per implementare ulteriormente la nostra insostituibile sanità pubblica. Oggi vediamo, con un po’ di diffidenza, un raggio di sole in più nel mare di nuvole in cui ci troviamo. Speriamo di non rimanere delusi e di poter tornare a vivere una vita “normale”, quindi serena. Sarebbe un bellissimo premio dopo questo inferno. Lo auguro di cuore a tutti».

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