L'Aquila, inchiesta appalti ricostruzione e G8Non luogo a procedere per Verdini e Fusi

Il giudice: nessun tentativo di abuso d'ufficio. Scagionati il coordinatore nazionale del Pdl e l'imprenditore toscano. L'inchiesta della Procura aquilana era scaturita dalle intercettazioni sulla cosiddetta cricca dei grandi eventi e degli appalti per le opere pubbliche e ai movimenti di alcune imprese per operare nella ricostruzione dell'Aquila

L’AQUILA. «Il fatto non sussiste». Con queste quattro parole il giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, ha demolito l’inchiesta su presunte illiceità negli appalti per la ricostruzione dell’Aquila: i due imputati, Denis Verdini, deputato e coordinatore nazionale del Pdl e l’imprenditore Riccardo Fusi sono stati scagionati da tentato abuso di ufficio. Nel corso dell’udienza preliminare di ieri i tre rappresentanti della Procura della Repubblica, Alfredo Rossini, Olga Capasso e Stefano Gallo, avevano chiesto il rinvio a giudizio per entrambi e, in subordine, un rinvio per permettere l’audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta e dell’ex numero uno del Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso. Una richiesta relativa a una lettera fotocopiata (arrivata negli uffici della Procura aquilana in forma anonima) in cui Letta avrebbe chiesto a Bertolaso la disponibilità a ricevere l’imprenditore Fusi.

Nell’ambito dello stesso procedimento penale era già uscito di scena il costruttore aquilano Ettore Barattelli, presidente del Consorzio Federico II, anche lui indagato nella fase iniziale sempre per tentato abuso di ufficio ma subito scagionato. Le indagini hanno ruotato sugli appalti del Consorzio Federico II, che venne costituito dopo il terremoto del 6 aprile 2009 per partecipare alla gestione dell’emergenza e alla ricostruzione, del quale hanno fatto parte, oltre a Fusi e Barattelli, gli altri due imprenditori aquilani Marinelli e Vittorini che, a scanso di equivoci, non sono mai stati indagati.

Tre gli episodi vanamente contestati: Verdini avrebbe accompagnato il suo amico a palazzo Chigi dal sottosegretario Gianni Letta per dargli la possibilità di lavorare; inoltre avrebbe provato (invano) a stimolare l’interessamento del presidente della Regione, Gianni Chiodi mettendo personalmente costui in contatto con Fusi; poi si sarebbe interessato a che il carteggio relativo al Consorzio di Fusi fosse trasmesso all’allora capo della Protezione civile, Guido Bertolaso.

L’inchiesta aquilana prese impulso dalle intercettazioni telefoniche sulla «cricca dei grandi eventi» acquisite nell’ambito delle indagini della Procura di Firenze, poi trasferite in parte a Roma e infine a Perugia, sugli appalti per i Grandi eventi e per il G8 della Maddalena. Dalla procura umbra una tranche di tale indagine è stata trasferita nel capoluogo abruzzese su esplicita richiesta della locale procura. Contro questa decisione di proscioglimento, per certi aspetti clamorosa, adottata dopo una breve camera di consiglio, la procura potrebbe fare ricorso alla corte di appello.

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