L'Aquila, la resa di Massimo Cialente Formalizzate le dimissioni da sindaco

Il sindaco questa mattina ha formalizzato la decisione. Il primo cittadino ha deciso di lasciare: si sente abbandonato, accusa l’ormai ex maggioranza e il suo partito, il Pd. Il Comune dell'Aquila verso il commissariamento

L'AQUILA. Poche parole cariche di amarezza, poi di nuovo quel "no comment" ieri ripetuto più volte dopo aver annunciato in aula le sue dimissioni. Infine questa mattina le dimissioni ufficiali. Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, lascia: le ha formalizzate questa mattina consegnando la comunicazione al segretario generale del Comune Vincenzo Montillo. "Con la presente", si legge nella nota inviata anche al presidente del consiglio comunale, Carlo Benedetti e, per conoscenza, al prefetto dell'Aquila Giovanna Maria Iurato, "rassegno le mie dimissioni dalla carica di sindaco della città dell'Aquila".

Nella notte l'estremo tentativo del Pd di farlo tornare indietro: una riunione di maggioranza convocata in gran fretta per riconfermare "sostegno e solidarietà" al primo cittadino. Ma la decisione era presa. A scatenare Cialente, che avrà venti giorni per ripensarci, la sospensione dei lavori del consiglio comunale. Tutto rinviato ancora una volta a causa dell'esiguità del numero dei consiglieri presenti in aula. Al momento del voto, sulle linee guida per la riorganizzazione delle società partecipate, hanno risposto all'appello solo in 19. Votazione infruttuosa "perché", così come chiarito dal presidente del consiglio Carlo Benedetti, "la materia della deliberazione richiede una maggioranza qualificata di almeno 20 consiglieri".

Un colpo impossibile da sopportare per Cialente che ha preso la parola in aula per annunciare le dimissioni, "avendo preso atto di non avere più una maggioranza e neppure un partito su cui poter contare. Nè un consiglio comunale con la voglia di andare avanti". Poi, l'appello rivolto a tutti i presenti "a far leva sui loro partiti di appartenenza per sollecitare un decreto con il quale consentire agli aquilani di andare subito alle elezioni, così da evitare anche il danno di un commissariamento troppo lungo. È questo l'unico mio cruccio. Non ci sono i tempi tecnici per poter andare al voto nella tornata elettorale di maggio. Chiamerò il ministro Maroni per capire se c'è la possibilità di avere una deroga".

Ieri, intorno alle 19, la telefonata del ministro dell'Interni. Maroni non sembra aver lasciato speranze a Cialente circa la possibilità di poter consentire all'Aquila di andare alle urne a maggio. E per tutta la notte si sono rincorse le voci di un possibile ripensamento, che però non è arrivato. Ora il Comune dell'Aquila rischia il commissariamento fino alla prossima primavera, a meno di un ripensamento nei prossimi 20 giorni.

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