L’Aquila, Petrocchi benedice la Cappella della Memoria

Il piccolo luogo di culto, aperto al pubblico dal 2 aprile scorso, è stato benedetto questa sera in una cerimonia dall’atmosfera intima e commovente davanti a parenti delle vittime del sisma
L'AQUILA. «La memoria è diversa dal ricordo. Ricordare vuol dire spingersi verso il passato ed esplorare ciò che è accaduto e che non tornerà mai più. La memoria, invece, è partecipare a eventi di salvezza». L’arcivescovo metropolita dell’Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi, ha scelto bene le parole da consegnare ai familiari delle vittime del sisma, ma anche a tutti gli aquilani che hanno voluto esserci nel giorno dell’inagurazione della Cappella della memoria. Il piccolo luogo di culto, aperto al pubblico dal 2 aprile scorso, è stato benedetto questa sera in una cerimonia dall’atmosfera intima e commovente, nello spazio del complesso monumentale della chiesa delle Anime Sante che fino al 6 aprile 2009 ospitava la libreria delle suore Paoline, poi diventata il simbolo del sisma che ha distrutto la città. Le parole di Petrocchi sono state di speranza, di luce, di salvezza.
«Si deve avere il coraggio di restare in piedi, o in ginocchio, ma non accattorciati su noi stessi, in un non-senso che ci consegnerebbe alla morte. Tutti, a partire dai familiari dei 309 martiri, abbiamo il dovere di risollevarci quando cadiamo"», ha detto a chi nei due ambienti della piccola cappella nascondeva le lacrime. Affianco a Petrocchi, nella celebrazione della liturgia, c'erano anche il vescovo emerito Giuseppe Molinari, che commosso, al termine della cerimonia ha detto: «Sono passati già sei anni...», tanti per lui che ha vissuto da vicino i momenti più duri dell'emergenza, accanto alla cittadinanza, e dal rettore delle Anime Sante, don Daniele Pinton.
«Oggi non inauguriamo un monumento funebre che parla di morte, ma una testimonianza ecclesiale che promuove la vita», ha detto, prima di versare il sacro Crisma sull’altare, lentamente, ungendo tutta la mensa. Un luogo, quello della piccola cappella, fino a sei anni fa frequentato soltanto dai clienti di una libreria; oggi è «il rifugio per la preghiera, la rinascita e la memoria», riportato dai tecnici e dai retauratori allo splendore originario, con il pavimento risollevato e le volte – realizzate nel 1775 e poi affrescate dal Patini nel 1800 – riscoperte dopo anni in cui erano rimaste nascoste dal cartongesso. Per ristrutturare l'intero complesso monumentale ci sono voluti 1,7 milioni di euro; ora, per procedere con il restauro della volta affrescata dal Patini ci vorranno donazioni da parte di privati, che ancora non ci sono. Già ammontano a 250mila euro le risorse raccolte grazie ai privati, la somma rimanente per coprire i costi verrà dalle donazioni dei fedeli e dei cittadini. L'emozione avvolge chi entra in cerca di preghiera nella cappella, L'altare, realizzato in pietra bianca di Poggio Picenze, ha la forma tipica del simbolismo cubico medievale della croce chiusa, con inciso l'Angelo della Resurrezione, ed è sovrastato dallo splendido crocifisso riproduzione di quello settecentesco di San Marco. Alle sue spalle, l'affresco "Salus populi aquilani", Salvezza del popolo aquilano, la Madonna che veglia sugli aquilani dal sisma del '700. Tutti gli elementi della cappella dedicata alle vittime sono stati donati da benefattori privati. Colpiscono le lapidi con i nomi scolpiti dei 309 angeli del terremoto. Una messa commemorativa delle vittime si terrà tutti i sabati alle 11. Uscendo, al termine della liturgia, monsignor Petrocchi si è rivolto ai familiari: «Non vi posso abbracciare uno per uno ma vi ho nel cuore e prego per voi».

