La conferenza all'Aquila sui trapianti di rene con robot chirurgico (foto Raniero Pizzi)

OSPEDALE SAN SALVATORE

L'Aquila: primo trapianto di rene con il robot chirurgico

Illustrata la nuova tecnica operatoria in laparoscopia, con piccole incisioni senza entrare nella cavità addominale, che riduce la sofferenza dei pazienti

L'AQUILA. All'Aquila si apre il nuovo corso della Chirurgia robotica applicata al trapianto di rene. Nei giorni scorsi, è stato effettuato il primo intervento su un uomo residente nel Molise al quale è stato impiantato il rene donatogli dalla sorella. Il robot segna una svolta importante nell'attività della trapiantologia non solo dell'Aquila ma della Regione «perché alza l'asticella della qualità della chirurgia, riduce la sofferenza del paziente e i tempi di attesa». L'esordio al San Salvatore del robot  "da Vinci" nel trapianto di rene, uno dei pochi centri in Italia, è stato illustrato all'Aquila nel corso di una conferenza a cui hanno partecipato, tra gli altri, il manager della Asl provinciale, Rinaldo Tordera, la rettrice dell'università, Paola Inverardi, il sindaco, Pierluigi Biondi, il professor Francesco Pisani, direttore del centro regionale trapianti Abruzzo e Molise e Luigi Di Clemente, direttore del reparto di Urologia. L'applicazione del robot chirurgico, tra i grandi vantaggi, presenta quello della precisione che nessuna abilità manuale, anche del professionista più esperto, può eguagliare. L'uso dei bracci meccanici nel campo dei trapianti di rene è l'ultima delle applicazioni del robot da Vinci, acquistato dalla Asl ed entrato in funzione oltre un anno fa: è stato utilizzato prima nell' urologia e, a seguire, in altri ambiti tra cui, recentemente, nella chirurgia d'urgenza addominale (fegato e pancreas). In poco più di un anno, sono stati 200 gli interventi compiuti con robot nelle diverse specialità. In riferimento all'utilizzo, è stato sottolineato che l'organo viene prelevato dal donatore per via laparoscopica (con piccole incisioni anziché apertura totale) attraverso il fianco, senza entrare nella cavità addominale e poi estratto con un'incisione di pochi centimetri nella regione inguinale. Con questa tecnica mininvasiva si riducono di molto i danni biologici rispetto alla procedura tradizionale. Contemporaneamente alla fase di estrazione del rene dal donatore, una seconda équipe interviene con robot sul ricevente per preparare la sede in cui reimpiantare l'organo. Tramite un'incisione di cinque centimetri, sopra al pube, il rene prelevato viene posizionato all'interno della cavità addominale, lateralmente alla vescica.