L'Aquila, «Studenti, cambiate città»: bufera sulla frase del prof

Università, il docente dopo il post su Facebook spiega: parlavo degli esami. Ma c’è rischio spopolamento

L’AQUILA. «Vi invito caldamente a trasferirvi presso altro Ateneo». Bastano poche parole di un docente del dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila, Luca Zenobi, in un commento su un post di Facebook, a sollevare il polverone. All’indomani delle scosse di terremoto dello scorso 18 gennaio, della nota della Grandi rischi che ha gettato nel panico la città, della chiusura di scuole e Università, sembra volerci davvero poco ad accendere la miccia che la “bomba” scoppia subito. Sono tanti, infatti, gli universitari che in questi giorni hanno deciso di lasciare L'Aquila, temporaneamente o definitivamente. Intanto alcuni docenti non hanno “digerito” la decisione della rettrice Paola Inverardi di sospendere le lezioni fino a domani, tanto che la stessa ha voluto spiegare la scelta con una nota, sottolineando «lo stato di piena agibilità» delle strutture dell’Ateneo.

«CHIUSURE COMICHE». Ad alzare la voce, tra gli altri, anche il climatologo Guido Visconti. «Le ripetute decisioni del sindaco (ma anche del rettore) di chiudere le scuole per timore di un terremoto imminente hanno del comico». Un clima piuttosto teso, di cui fanno le spese soprattutto gli studenti, alle prese con spostamenti di corsi, di esami e di scadenze. Proprio un posticipo di appelli d’esame, ieri, ha acceso la miccia.

IL POST. Domenica sera sulla pagina Facebook di un docente è apparso un post in cui si parlava dello slittamento di alcuni esami, commentato aspramente da alcuni studenti che lamentavano l’eccessiva vicinanza di alcuni appelli. A queste parole ha risposto seccamente Zenobi: «Vi invito caldamente a trasferirvi presso altro Ateneo visto che ogni sforzo fatto per garantire anche nell’emergenza uno svolgimento il più possibile regolare delle attività si scontra contro un muro di ignoranza e insulti gratuiti». E ancora: «Andate pure dove ritenete che i vostri diritti siano garantiti e dove, magari, accetteranno anche il vostro italiano approssimativo».

UNI VACC. Il tono della risposta non è piaciuto a molti studenti, tanto che il post è finito anche nel mirino di Uni Vacc, pagina satirica sull’Università. «Abbiamo alzato le tasse e siete rimasti, abbiamo ridotto la didattica e siete rimasti, vi abbiamo tolto i diritti e siete rimasti, abbiamo iniziato a fare una campagna pubblicitaria di m... e siete venuti lo stesso. Ormai ci rimane solo usare i nostri docenti per insultarvi».

VISCONTI. D’altra parte anche i docenti avevano avuto da ridire sulla scelta della rettrice di sospendere fino a domani l’attività didattica. «Questa politica danneggia solo la città. Dopo una scellerata scelta che ha permesso alla gente di comprare casa fuori dal cratere e magari anche la casa al mare, chiudere le scuole equivale a favorire lo spopolamento della città», scrive Visconti. «Come si fa a convincere uno studente universitario a iscriversi all’Aquila dopo che si sospendono le lezioni? Eppure molti degli edifici universitari sono stati ricostruiti. L’università ha addirittura un centro (Cerfis-Centro di ricerca e formazione per l’ingegneria sismica) per fare i controlli».

LA RETTRICE. A spiegare il perché della sospensione delle attività didattiche è stata la stessa Inverardi. «Ribadiamo che lo stato delle nostre strutture è di piena agibilità. Tenendo conto che avevamo già deciso di sospendere l’attività didattica sabato 28 per onorare il lutto cittadino, abbiamo ritenuto opportuno prolungare la sospensione fino a martedì 31 a seguito dell’ordinanza con cui il sindaco ha disposto la sospensione delle attività didattiche per tutte le scuole di ogni ordine e grado. Infatti, anche in assenza di concreti elementi di allarme, ci è sembrato che una sospensione di durata limitata fosse la scelta più consona per interpretare al meglio le preoccupazioni della nostra comunità in questa particolare circostanza».

I DATI. Quello che preoccupa molti, adesso, è che gli ultimi eventi possano contribuire a spopolare l’Ateneo, che dopo il 2009 ha cercato a fatica di reggere il peso della possibile emorragia e all’inizio dell’anno accademico sembrava in ripresa. Sono circa 19mila gli studenti iscritti complessivamente, rispetto ai 19.500 dello scorso anno. Di più, invece, gli immatricolati: quasi 5mila contro i 4.600 del 2015/16. Numeri ancora molto lontani dal picco delle 24.391 iscrizioni degli anni 2012/13. Circa mille tra tecnici amministrativi e docenti impiegati nell’università del capoluogo: 474 gli uni e 523 gli altri. Un numero più basso rispetto al 2011, quando il personale tecnico amministrativo era di 519 unità e i docenti erano 574.

IL POST POST. Dal professor Luca Zenobi riceviamo e pubblichiamo: "In merito all’articolo comparso oggi che riguarda il mio post su facebook vorrei precisare quanto segue: si tratta di una polemica sterile e grottesca generata dall’utilizzo decontestualizzato delle mie parole che qualcuno ha diffuso in maniera del tutto strumentale. Il mio invito a cambiare ateneo era ovviamente una provocazione in risposta ad alcune accuse reiterate e ingiustificate verso i docenti del dipartimento e le decisioni prese per gestire l’emergenza: l’insistenza continua sulla scarsa attenzione alla sicurezza, sulla mancanza di cura e addirittura di “empatia” nei confronti dei disagi subiti a causa del maltempo dagli studenti, le false informazioni diffuse in merito a soppressioni di appelli hanno generato un clima di isteria collettiva difficile da dominare. Si è prestato ascolto, rispondendo con pazienza (e chiunque può verificarlo andando a leggere le discussioni su facebook) ai singoli studenti, in un modo che in un ateneo di grandi dimensioni sarebbe impensabile. Lavoro nell’università dell’Aquila dal 2008 e tutti, colleghi e studenti, conoscono l’impegno profuso nella mia attività di docente e di ricercatore, come dimostrano anche le decine di post di solidarietà e di apprezzamento che ho ricevuto in pubblico e in privato. Non ho alcun interesse ad allontanare studenti dall’ateneo in cui insegno, ho passato giorni a spiegare loro sui social le modalità con cui il dipartimento e l’università cercavano di gestire al meglio, nel loro interesse, l’emergenza. Ho più volte sottolineato come l’emergenza riguardasse non solo gli studenti ma anche i docenti, sono in molti a risiedere in Abruzzo. Tutto ciò che ne è scaturito è qualcosa che fa parte probabilmente delle dinamiche proprie del mondo dei social, talvolta accentuate anche da un certo modo di operare del giornalismo italiano. Infine segnalo che quanto si riporta nel titolo dell’articolo, “parlavo degli esami”, è una cosa che non ho mai affermato e, scritta in questi termini, non lascia capire quale sia la reale dinamica dei fatti. Così come mi pare scorretto mettermi in fittizia contrapposizione con il prof. Visconti con cui non ho mai avuto modo di parlare.
Cordialmente, Luca Zenobi".

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