L'AQUILALa strage di via D’Annunzio causata da errori progettuali

Dure accuse di Procura e periti sul crollo costato la vita a 13 persone. Secondo gli esperti e pm, infatti, il condominio è stato costruito con materiale scadente, e, soprattutto, non si è tenuto in alcun conto l’adeguatezza sismica
L’AQUILA. Utilizzo di materiali scadenti e, soprattutto, un progetto che non teneva in alcun conto l’adeguatezza sismica. Queste le accuse che riguardano coloro che hanno realizzato il palazzo di via D’Annunzio in centro storico nel 1961 dove, dopo il crollo, sono morte 13 persone e due sono rimaste ferite. Ma nei capi di imputazione riguardanti i restauri del 2002 ci sono accuse ugualmente pesanti per i tre indagati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni gravi.
Secondo i periti e i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, in particolare, il condominio «è stato costruito con materiale scadente, calcestruzzo di scarsa qualità, che presentava valori di gran lunga inferiori sia a quanto indicato nel progetto, sia alla comune prassi dell’epoca della costruzioni». Per quest’ultimo aspetto, in particolare, si ipotizza la responsabilità del costruttore, Filippo Impicciatore. Per il secondo indagato, Fabrizio Cimino, progettista e direttore dei lavori, riferiti alle opere di manutenzione straordinaria effettuati nel 2002, viene ipotizzata la responsabilità di non avere valutato l’adeguatezza statica e sismica delle strutture dell’intero edificio, di non avere fatto alcuna prova di carico e di resistenza, nonché di non avere redatto il progetto strutturale e i relativi calcoli.
Per il terzo indagato, Fernando Melaragno, in qualità di esecutore delle opere di manutenzione straordinaria del 2002, viene ipotizzata la responsabilità di avere eseguito lavori in assenza di elaborati grafici progettuali che indicassero con esattezza quali fossero i sei pilastri oggetto dell’intervento. L’ipotesi di reato più grave è che secondo la Procura, l’indagato avrebbe fatto lavorazioni «in violazione delle regole dell’arte poiché incamiciava i pilastri perimetrali, oggetto dei lavori, solo su tre dei quattro lati lati, con conseguente perdita di buona parte degli effetti del rinforzo». Inoltre, sempre in relazione a Fernando Melaragno, si riferisce che «trattandosi di opere di manutenzione straordinaria in zona sismica e su strutture portanti in cemento armato, ometteva di depositare al genio civile il progetto strutturale e i relativi calcoli».
Negli avvisi di garanzia si ipotizzano responsabilità gravi anche per altri indagati deceduti, che quindi vengono citati per l’eventuale richiesta di risarcimento danni, in sede civile, nei confronti degli eredi. Il primo in qualità di ingegnere e progettista e direttore dei lavori nell’anno 1961, il secondo in qualità di ingegnere esecutore della relazione di calcolo delle strutture portanti in cemento armato, sempre nel 1961, progettarono la realizzazione in una maniera «tra le più sfavorevoli dal punto di vista nella risposta sismica, per la forte irregolarità in pianta, con elevata eccentricità tra centro di massa e centro di rigidezza, e conseguenti forti effetti torsionali insieme, senza considerare le esigenze di adeguatezza sismica».
INTERROGATORI. La Procura ha convocato due dei tre indagati per il crollo. Il 25 marzo alle 12, sono stati convocati Fabrizio Cimino e Fernando Melaragno, assistiti dal difensore d’ufficio, l’avvocato Giuliana Martinelli. Il terzo indagato, Filippo Impicciatore, non è stato ancora convocato perchè all’estero.
CITAZIONI CIVILI. Nell’indagine penale sul crollo del condominio di via D’Annunzio, dove lo scorso 6 aprile sono morte 13 persone, vengono citate anche altre tre persone che essendo decedute, non riteniamo opportuno citare. Sono il direttore dei lavori, il progettista, e il titolare dell’impresa che ha fatto i lavori nel 1961. I provvedimenti sono stati notificati agli eredi ma pur contenendo le stesse accuse formulate nei confronti dei tre indagati del quarto filone della maxi inchiesta sul terremoto, gli atti sono finalizzati alla sola azione civile legata all’eventuale risarcimento danni che potrebbe essere dovuto ai familiari delle vittime e dei feriti. Ma si tratta di vicende ancora tutte da verificare.
IL PALAZZO. Il palazzo di via D’Annunzio, nei pressi della villa comunale, è l’unico crollato su se stesso nella zona e questo insieme agli elementi emersi dalla perizia dei consulenti della Procura ha fatto propendere la procura stessa per la negligenza umana nell’iter realizzativo della struttura che pure era in cemento armato.
La perizia, ma si tratta di una consulenza di parte, parla di materiali scadenti usati per la realizzazione del fabbricato e di presunti errori progettuali.
I MORTI. Il crollo di questo condominio ha provocato tragedie in tredici famiglie. Queste le vittime: Giuliana Tamburro, Mario Tamburro, Stefano Antonini, Libero Muzi, Lucilla Muzi, Vilma Gasperini, Nicola Bianchi, Giuseppe Lippi, Giovanna Lippi, Marco Santosuosso, Carmelina Iovine, Matteo Vannucci e Maria Giuseppina De Nuntiis. Il destino si è accanito con alcuni di loro. Tra le vittime, infatti, c’è anche chi ha scelto di dormire in quel palazzo ritenendolo più sicuro di quello, molto più vecchio, dove pure sarebbero potuti andare e che sembrava vulnerabile. Ma che, invece, è rimasto in piedi.
ALTRE INDAGINI. La Procura è al lavoro su altri filoni sui crolli dei condomini privati, tra cui via XX Settembre 123, e poi gli avvisi di garanzia sul crollo di alcune parti dell’ospedale San Salvatore, uno dei casi che ha fatto più discutere nelle ore successive al tragico sisma del 6 aprile scorso. Sono queste le prossime mosse annunciate dal procuratore capo, Alfredo Rossini. «Dopo via D’Annunzio» ha detto «continueremo a lavorare sui crolli dei condomini privati che tanti morti hanno causato».
Secondo i periti e i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, in particolare, il condominio «è stato costruito con materiale scadente, calcestruzzo di scarsa qualità, che presentava valori di gran lunga inferiori sia a quanto indicato nel progetto, sia alla comune prassi dell’epoca della costruzioni». Per quest’ultimo aspetto, in particolare, si ipotizza la responsabilità del costruttore, Filippo Impicciatore. Per il secondo indagato, Fabrizio Cimino, progettista e direttore dei lavori, riferiti alle opere di manutenzione straordinaria effettuati nel 2002, viene ipotizzata la responsabilità di non avere valutato l’adeguatezza statica e sismica delle strutture dell’intero edificio, di non avere fatto alcuna prova di carico e di resistenza, nonché di non avere redatto il progetto strutturale e i relativi calcoli.
Per il terzo indagato, Fernando Melaragno, in qualità di esecutore delle opere di manutenzione straordinaria del 2002, viene ipotizzata la responsabilità di avere eseguito lavori in assenza di elaborati grafici progettuali che indicassero con esattezza quali fossero i sei pilastri oggetto dell’intervento. L’ipotesi di reato più grave è che secondo la Procura, l’indagato avrebbe fatto lavorazioni «in violazione delle regole dell’arte poiché incamiciava i pilastri perimetrali, oggetto dei lavori, solo su tre dei quattro lati lati, con conseguente perdita di buona parte degli effetti del rinforzo». Inoltre, sempre in relazione a Fernando Melaragno, si riferisce che «trattandosi di opere di manutenzione straordinaria in zona sismica e su strutture portanti in cemento armato, ometteva di depositare al genio civile il progetto strutturale e i relativi calcoli».
Negli avvisi di garanzia si ipotizzano responsabilità gravi anche per altri indagati deceduti, che quindi vengono citati per l’eventuale richiesta di risarcimento danni, in sede civile, nei confronti degli eredi. Il primo in qualità di ingegnere e progettista e direttore dei lavori nell’anno 1961, il secondo in qualità di ingegnere esecutore della relazione di calcolo delle strutture portanti in cemento armato, sempre nel 1961, progettarono la realizzazione in una maniera «tra le più sfavorevoli dal punto di vista nella risposta sismica, per la forte irregolarità in pianta, con elevata eccentricità tra centro di massa e centro di rigidezza, e conseguenti forti effetti torsionali insieme, senza considerare le esigenze di adeguatezza sismica».
INTERROGATORI. La Procura ha convocato due dei tre indagati per il crollo. Il 25 marzo alle 12, sono stati convocati Fabrizio Cimino e Fernando Melaragno, assistiti dal difensore d’ufficio, l’avvocato Giuliana Martinelli. Il terzo indagato, Filippo Impicciatore, non è stato ancora convocato perchè all’estero.
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CITAZIONI CIVILI. Nell’indagine penale sul crollo del condominio di via D’Annunzio, dove lo scorso 6 aprile sono morte 13 persone, vengono citate anche altre tre persone che essendo decedute, non riteniamo opportuno citare. Sono il direttore dei lavori, il progettista, e il titolare dell’impresa che ha fatto i lavori nel 1961. I provvedimenti sono stati notificati agli eredi ma pur contenendo le stesse accuse formulate nei confronti dei tre indagati del quarto filone della maxi inchiesta sul terremoto, gli atti sono finalizzati alla sola azione civile legata all’eventuale risarcimento danni che potrebbe essere dovuto ai familiari delle vittime e dei feriti. Ma si tratta di vicende ancora tutte da verificare.
IL PALAZZO. Il palazzo di via D’Annunzio, nei pressi della villa comunale, è l’unico crollato su se stesso nella zona e questo insieme agli elementi emersi dalla perizia dei consulenti della Procura ha fatto propendere la procura stessa per la negligenza umana nell’iter realizzativo della struttura che pure era in cemento armato.
La perizia, ma si tratta di una consulenza di parte, parla di materiali scadenti usati per la realizzazione del fabbricato e di presunti errori progettuali.
I MORTI. Il crollo di questo condominio ha provocato tragedie in tredici famiglie. Queste le vittime: Giuliana Tamburro, Mario Tamburro, Stefano Antonini, Libero Muzi, Lucilla Muzi, Vilma Gasperini, Nicola Bianchi, Giuseppe Lippi, Giovanna Lippi, Marco Santosuosso, Carmelina Iovine, Matteo Vannucci e Maria Giuseppina De Nuntiis. Il destino si è accanito con alcuni di loro. Tra le vittime, infatti, c’è anche chi ha scelto di dormire in quel palazzo ritenendolo più sicuro di quello, molto più vecchio, dove pure sarebbero potuti andare e che sembrava vulnerabile. Ma che, invece, è rimasto in piedi.
ALTRE INDAGINI. La Procura è al lavoro su altri filoni sui crolli dei condomini privati, tra cui via XX Settembre 123, e poi gli avvisi di garanzia sul crollo di alcune parti dell’ospedale San Salvatore, uno dei casi che ha fatto più discutere nelle ore successive al tragico sisma del 6 aprile scorso. Sono queste le prossime mosse annunciate dal procuratore capo, Alfredo Rossini. «Dopo via D’Annunzio» ha detto «continueremo a lavorare sui crolli dei condomini privati che tanti morti hanno causato».
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