Pierpaolo Marino: «Pescara, prenderei Lapadula. Vivarini è un tecnico moderno»

L’ex direttore generale biancazzurro: «Felice per il Delfino in B, Baldini mi ha ricordato Galeone nel 1992».
PESCARA. «Il Pescara in serie B non solo può salvarsi ma potrebbe anche aspirare a qualcosa di più». Ad affermarlo è uno dei dirigenti sportivi più autorevoli, Pierpaolo Marino. Nel suo curriculum che comprende Avellino, Udinese, Napoli (con cui ha vinto uno scudetto) e Roma c’è anche il Pescara di cui è stato direttore sportivo dal 1991 al 1995, con una promozione in serie A raggiunta con Giovanni Galeone in panchina. Marino, 70 anni, attualmente è uno degli opinionisti di punta di RaiSport, specie nelle trasmissioni riguardanti il calciomercato.
Ha seguito il campionato del Pescara in C?
«Mi interessa quello che fanno i biancazzurri. Il presidente Daniele Sebastiani è un amico e naturalmente nei play off ho fatto il tifo per il Pescara. Quest’anno sono tornate in B due squadre a me molto care: l’Avellino e il Pescara».
Silvio Baldini lo conosce?
«Certo che lo conosco. È stato lui il vero trascinatore di un gruppo molto valido. Diciamo che ha fatto quello che faceva Galeone ai miei tempi».
Un po’ psicologo e un po’ comunicatore?
«Un po’ psicologo e molto empatico sia con la piazza, sia con i suoi ragazzi. L’ho notato guardando la finalissima con la Ternana. Quella squadra dava l’idea di essere un gruppo molto solido».
Un altro fattore è la vicinanza del pubblico?
«Senza dubbio. A Pescara quando il pubblico è dalla tua parte riesce a trascinarti in maniera incredibile. Lo dicevo sempre che, da questo punto di vista, Pescara è una piccola Napoli».
Dell’anno della promozione in A con Galeone nel 1992 che ricordi ha?
«Era bello vivere l’ambiente sportivo pescarese in quegli anni. C’era molta coesione tra la tifoseria, la città, la stampa, la società e la squadra. Ricordo anche la sfilata dopo la promozione a bordo di auto scoperte lungo le strade della città invase da migliaia di persone».
Quale può essere la cura per il calcio italiano e per la Nazionale?
«La Nazionale ha difficoltà legate all’arrivo indiscriminato di stranieri nel campionato di serie A e al fatto che i diritti televisivi sono aumentati così tanto da far diventare prioritaria la necessità di fornire spettacolo a chi trasmette le partite in Tv. Questi aspetti prevalgono su una sana politica per l’utilizzo dei calciatori italiani e dei giovani, con ricadute negative sulla Nazionale».
Tornando al Pescara, lei pensa che in Serie B possa far bella figura?
«C’è quel fattore legato all’entusiasmo delle neo promosse. Una specie di regola non scritta che sfrutta la scia dell’energia positiva creata l’anno precedente. Il Pescara deve ragionare in grande avendo alle spalle una società strutturata. Secondo m’è il gap tra la C e la B non è così ampio, basta ritoccare la rosa con qualche giocatore».
Quello di Lapadula sarebbe un profilo giusto al Pescara?
«Io Lapadula lo prenderei subito. Il Pescara ha bisogno di un giocatore carismatico come lui. Un finalizzatore che può cambiare il risultato in qualsiasi momento. Lapadula in serie B ha sempre segnato e conosce l’ambiente di Pescara».
Vivarini che tipo di allenatore è?
«È moderno. Ha grandi idee di gioco e lavora molto bene con il suo staff curando anche l’aspetto fisico della squadra. Vivarini dà ampie garanzie per la stagione del Pescara».
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