"L’assassino di Pescina non è sano di mente"

25 Novembre 2014

Selmanaj all’ergastolo per l’uccisione di moglie e figlia. Presentato ricorso in Appello: chiesta una nuova perizia

PESCINA. Seminfermità di mente e niente premeditazione per Veli Selmanaj, il kossovaro di Pescina condannato all’ergastolo – con isolamento diurno e notturno per un anno – per aver ucciso a colpi di pistola la figlia Senade Selmanaj e la moglie Fatima all’uscita di un supermercato. Il fatto è avvenuto il 16 ottobre di un anno fa.

Dopo la condanna al massimo della pena inflitta dalla corte d’Assise dell’Aquila, presieduta dal giudice Giuseppe Grieco, i difensori dell’assassino, Antonio Milo e Davide Baldassarre, hanno presentato ricorso in Appello, chiedendo l’esclusione dell’aggravante della premeditazione e il riconoscimento delle attenuanti generiche.

Secondo i legali, il kossovaro dovrà essere sottoposto anche a una perizia per valutare il suo stato mentale.

Gli avvocati Milo e Baldassarre , hanno sollecitato la perizia dibattimentale volta ad accertare se l’imputato fosse o meno incapace di intendere e di volere al momento del duplice omicidio. Secondo i difensori dell’uomo, la perizia del medico Vittorio Sconci, consulente di parte, già aveva accertato che non era totalmente cosciente al momento del duplice assassinio.

A Selmanaj, oltre all’ergastolo, è stato inflitto l'isolamento per un anno e mezzo diurno e notturno. È stata inoltre tolta la potestà genitoriale, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. I giudici Grieco e Gargarella, insieme ai sei giudici popolari, hanno emesso un verdetto netto, senza alcun tipo di attenuante, come chiesto dall’accusa, il pubblico ministero Maurizio Maria Cerrato.

Il kossovaro reo confesso è accusato del duplice omicidio con le aggravanti della premeditazione, del vincolo discendente con la figlia, oltre al porto e alla detenzione abusiva di arma da fuoco. Le figlie hanno confermato che in casa dovevano subire continue violenze e angherie. Le ragazze hanno raccontato che spesso il padre rientrava ubriaco e che le figlie, compresa la vittima Senade, erano costrette a subire spesso molestie.

Per l’avvocato Leonardo Casciere, della parte civile, si è trattato di «una sentenza che rispecchia l’efferatezza di un delitto violento e che ha portato a sparare ben cinque colpi contro la figlia, dopo che era stata già uccisa la madre». Selmanaj è sotto processo anche per aver commesso violenze nei confronti delle figlie. Secondo l’accusa, in casa subivano le molestie e la paura del padre-padrone. Circostanze confermate anche dagli altri figli. Hanno raccontato che spesso il padre rientrava ubriaco e che loro, compresa la vittima, Senade, erano costrette a subire spesso molestie e atti sessuali. Ora l’imputato si trova in isolamento nel carcere di Teramo.

Le richieste dei legali difensori del kosovaro, che si basano soprattutto sulla perizia di parte, ora potrebbero però cambiare la situazione dell’imputato.

Pietro Guida

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