L’ultima richiesta degli hacker: subito un anticipo di 25mila euro 

Ancora sconosciuto il riscatto totale per non diffondere dati di pazienti e dipendenti, si parla di milioni Continuano i disservizi in ospedali e uffici. E martedì il caso sarà trattato dalla commissione regionale 

L’AQUILA. Un Bitcoin, per iniziare. Cioè 25mila euro circa (il valore odierno della moneta digitale) come anticipo per verificare il canale di pagamento. Poi tutto il resto del riscatto, di cui ancora non si conosce l’entità (ma che potrebbe essere di milioni). È quanto chiede ora alla Asl aquilana la gang di hacker anonimi “Ramsomware Monti” sul suo sito internet, mentre tiene sotto assedio il sistema informatico dell’azienda sanitaria e minaccia di diffondere pubblicamente i dati sensibili di pazienti e dipendenti. In realtà, per dimostrare di fare sul serio, un documento lo ha già pubblicato sul web: il referto medico di un’ecografia.
Questo, mentre oggi sarà il sesto giorno di passione negli ospedali, negli ambulatori e negli uffici Asl di tutta la provincia dell’Aquila, tornati a fax e penna a causa dei computer bloccati.
L’ASL ROMPE IL SILENZIO
E finalmente l’azienda rompe il silenzio, seppur senza fornire sostanziali novità: «In conseguenza dell’attacco hacker subìto dall’Asl, la Regione ha costituito un gruppo di pronto intervento di sicurezza informatica che sta operando a supporto dei gruppi tecnici dell’azienda, immediatamente attivati nella gestione dell’incidente, per limitare il disagio derivante dall’indisponibilità di alcuni dei servizi informatici. Il lavoro dei tecnici procede ininterrottamente. Sono stati adottati tutti i provvedimenti necessari per garantire i servizi sanitari con modelli organizzativi alternativi».
L’INTERVENTO DELLA POLITICA
Intanto il caso, su cui indaga e lavora anche la polizia postale, sbarca in consiglio regionale. In particolare nella quinta commissione, che lo tratterà domani pomeriggio A richiederlo, con tanto di convocazione dei vertici della Asl, dell’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Vee della task force informatica al lavoro, è stato il consigliere del Movimento 5 Stelle Giorgio Fedele, parlando di «situazione gravissima per l’eventuale compromissione dei dati sensibili di tutti i pazienti ed operatori, oltre che per i disservizi».
Ma si è mosso anche il Partito democratico. Fin da subito con il senatore Michele Fina, che ha annunciato una interrogazione parlamentare al ministro della Salute Orazio Schillaci. Ma anche con i consiglieri comunali. Il primo a parlare è stato Stefano Palumbo: «Ho la sensazione che non sia ben chiara all’opinione pubblica la gravità dell’attacco hacker. Innanzitutto per il furto di dati sensibili riguardanti ognuno di noi e per l’uso che chi ne è in possesso potrebbe farne. Ma anche per l'impatto che il blackout digitale avrà sulle prestazioni sanitarie. Quanto tempo si stima occorra per ripristinare la piena operatività del sistema? Quali disagi si prevedono nei prossimi giorni e settimane? E le già lunghissime liste di attesa sono destinate a dilatarsi ulteriormente?» Poi Stefania Pezzopane: «C’è un silenzio inquietante. Non parla il presidente della Regione, né il direttore generale della Asl Ferdinando Romano, scelto da Marco Marsilio. In silenzio anche Pierluigi Biondi, presidente del comitato ristretto dei sindaci. Sono stati assicurati investimenti mirati e strategici in innovazione tecnologica? Ci si è rivolti a soggetti adeguati a fornire servizi di protezione di dati così sensibili?».
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