L’urlo di Cialente tra le macerie: "Sulle tasse impegni disattesi"

Davanti alla torre civica con l’orologio fermo alle 3,32 il consiglio comunale dell’Aquila si è riunito tra le macerie. Il primo atto di una mobilitazione che cesserà solo con la proroga della sospensione delle tasse. E oggi la protesta si sposta a Montecitorio LEGGI Consiglio comunale tra le macerie | Cialente: "Sulle tasse ingannato anche Bertolaso"

L’AQUILA. Una montagna di macerie, tanto alta da coprire quasi la statua di Sallustio. E tutto intorno solo palazzi devastati e operai al lavoro per salvare il salvabile in attesa della ricostruzione di cui, però, ancora non c’è traccia. È qui, davanti alla torre civica e al «vecchio» Municipio, che ieri i consiglieri comunali hanno deciso di riunirsi, «violando» la zona rossa.

FOTO Il consiglio tra le macerie

Una «forzatura», il primo atto di una mobilitazione «che cesserà» ha esordito il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti «solo quando avremo la proroga della sospensione delle tasse e lo stesso trattamento fiscale riservato anni fa ai terremotati di Umbria e Marche. Questa è una seduta concepita per accendere i riflettori sulla difficile situazione in cui versa la nostra città e il nostro centro storico, in un momento in cui c’è il rischio che si ritorni alla normale contribuzione, qui dove di normale non c’è più nulla».

GLI IMPEGNI DISATTESI.
«Ci sentiamo umiliati e feriti» ha affermato il sindaco Cialente rivolgendosi ai consiglieri comunali, ai rappresentanti di istituzioni e associazioni e ai cittadini che, nonostante il freddo, non hanno voluto mancare all’appuntamento. «Hanno detto che questa è la tragedia più grande accaduta in Italia negli ultimi cento anni, eppure ora ci vengono negati atti e strumenti per poterla fronteggiare. È stata sbagliata la strategia per quel che riguarda gli alloggi ed ora, mentre migliaia di persone aspettano ancora di poter tornare all’Aquila, ci comunicano - in barba agli impegni assunti - che dovremo ripagare da subito le tasse e che da giugno dovremo restituire per intero gli arretrati. E il tutto avviene mentre vengono destinati solo 45 milioni di euro per la zona franca. Con la Finanziaria ormai decisa, ci restano solo due possibilità: il decreto legge - annunciato da Bertolaso ma della cui esistenza non c’è ancora certezza - o il Milleproroghe. C’è da capire se si può contare sui fondi dello scudo fiscale, ma sarà un’impresa perché in Parlamento sono in molti a pensare che L’Aquila ha avuto già troppo. A questi diciamo di venire a vedere con i loro occhi in che condizioni stiamo e quale realtà, diversa da quella rappresentata dalle televisioni nazionali, siamo costretti a vivere».

ISTITUZIONI IN CAMPO.
È toccato poi alla presidente della Provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane lanciare l’appello alla «mobilitazione permanente delle istituzioni, che potrà rientrare solo quando il decreto per L’Aquila annunciato da Bertolaso diventerà una realtà» ha detto. «Un decreto che dovrà contenere coperture finanziarie e gli stessi parametri per la restituzione delle tasse adottati in occasione di altre emergenze. Chiediamo solo coerenza e giustizia. Siamo persone serie che non amano andare in giro con il cappello in mano». Un consiglio nel quale, nonostante l’appello a una mobilitazione compatta, si sono alzate voci di dissenso.

LE TENSIONI.
In disaccordo con la mobilitazione e la manifestazione in programma oggi a Roma, davanti a Montecitorio, si è detto il consigliere Enrico Verini (Liberaldemocratici) convinto «che il governo farà la sua parte anche sul fronte delle tasse. Questa contestazione non ha senso di esistere, perché il Governo manterrà i suoi impegni». Parole sovrastate dalle grida di un gruppo di cittadini «stanchi di promesse». L’intervento di Enzo Lombardi (Fi) ha poi scatenato una bagarre. «Questo consiglio» ha affermato «dimostra solo l’incapacità di fondo della giunta Cialente. È una strumentalizzazione operata da un’altra amministrazione e da un partito politico. Lei, sindaco, sta strumentalizzando il dolore di tutti e la cosa le ricadrà sulle spalle». Qualcuno tra il pubblico ha rumoreggiato, poi la tensione è salita quando Lombardi si è rivolto loro dicendo: «Non mi fate paura perché vi conosco uno ad uno!». Un intervento che ha gelato quanti speravano, almeno questa volta, di poter contare su un’azione unitaria del consiglio.

ALTRE POLEMICHE.
Altri consiglieri hanno preso la parola per confermare la necessità di far sentire a Roma le ragioni della protesta. Poi è intervenuto ancora il sindaco. «Letta e Berlusconi conoscono perfettamente i nostri problemi, ma il ministro Tremonti e la Lega remano contro. Questo terremoto non l’abbiano voluto noi. Siamo un pezzo d’Italia e qui servono aiuti per le attività produttive e non zavorre». Quindi la ricostruzione, con l’annuncio della firma in giornata di 600 pratiche per le case B e C. In quanto al centro storico, Cialente ha chiarito che «le linee guida sono pronte, ma è necessaria l’unità di missione. E soprattutto serve certezza sulle risorse».

Poi altre polemiche, alimentate dallo stesso Cialente che a seduta chiusa si è lasciato andare ad alcuni commenti sul decreto annunciato da Bertolaso. «Sulle tasse hanno ingannato anche Bertolaso e c’è da chiedersi come mai questo annuncio è arrivato appena è scattata la mobilitazione». Secca la replica di Bertolaso: «Cialente» ha detto «ha perso l’occasione per pensare a lavorare su altre questioni».

IL LAVORO.
E a piazza Palazzo sono entrati in scena anche i dipendenti, in sciopero, del gruppo Compel che hanno chiesto al sindaco e al consiglio iniziative forti a sostegno del lavoro e dell’occupazione ormai al collasso.

A MOBILITAZIONE.
Poi tutti via, di nuovo fuori dalla zona rossa. Ma la mobilitazione va avanti. E il momento clou è previsto oggi alle 12 davanti a Montecitorio. La partenza dei pullman è fissata alle 9.30 davanti al bar Barbarossa (viale Corrado IV). Altri autobus partiranno da Avezzano. I promotori dell’iniziativa (alla quale hanno aderito anche amministratori locali, rappresentanti delle associazioni di categoria e sindacati) chiederanno la convocazione di un incontro urgente con il presidente della Camera Gianfranco Fini e coi capigruppo di tutte le forze politiche. Ma per il deputato dell’Udc, Pierluigi Mantini, «non sarà una manifestazione in più fuori Montecitorio a cambiare le cose. Berlusconi, però, non pensi neppure di trascorrere il Natale all’Aquila prima di aver rispetto gli impegni».