La Cisl: «Edimo, 430 i posti a rischio»

Assemblea sindacale in azienda alla presenza del patron Taddei. Il timore del “contagio” a tutte le società del gruppo

L’AQUILA. Due tavoli istituzionali per affrontare una vertenza non facile, che potrebbe avere conseguenze sull’economia del territorio e sul processo di ricostruzione. Il fallimento della Edimo spa sarà portato all’attenzione del prefetto Francesco Alecci, come richiesto dai sindacati, e probabilmente già domani si terrà l’incontro in Regione, voluto dal vicepresidente Giovanni Lolli, che ieri ha incontrato i vertici del gruppo Taddei. In concomitanza, una sessantina dei 120 lavoratori ha inscenato un sit-in davanti ai cancelli dell’insediamento produttivo di Varranoni, nel comune di Poggio Picenze, per poi riunirsi in assemblea all’interno della mensa, dove sono stati raggiunti dal patron della holding Carlo Taddei.

LE PAURE. I dipendenti cercano chiarezza sul proprio futuro, anche alla luce delle tante voci che si rincorrono su un possibile effetto a catena sulle altre aziende del gruppo, visto che la Edimo spa, con il 90% delle quote, è la maggiore azionista. Ma intanto si attende l’esito delle prime verifiche effettuate dal curatore fallimentare Luigi Labonia, nominato dal tribunale di Roma lo scorso 17 febbraio. Il vicepresidente della Regione, che ha la delega alle crisi industriali, conferma di aver trovato «una situazione molto preoccupante, sia per il numero di lavoratori coinvolti, che per i possibili effetti sulla ricostruzione, dato che il gruppo ha 50 cantieri nel capoluogo. Al vertice», sottolinea Lolli, «parteciperanno la proprietà, i sindacati e i rappresentanti del Comune dell’Aquila e di Poggio Picenze. Il ruolo centrale sarà però quello del curatore fallimentare, che deve decidere quale strada intraprendere».

IL RISCHIO. Secondo la Cisl, «c’è il rischio reale che saltino 430 posti di lavoro. La proprietà ha spiegato chiaramente», afferma Gino Mattuccilli della Fim-Cisl, «che la Edimo spa detiene il 90% delle quote azionarie dell’intero gruppo. Il fallimento della stessa porterà, per l’effetto domino, pesantissime ripercussioni su tutte le altre società del gruppo, con 430 lavoratori a rischio licenziamento. Abbiamo chiesto e ottenuto un incontro immediato con la Regione per capire quali sono le possibilità di interventi. Nella prossima riunione i lavoratori saranno nuovamente presenti per far sentire la loro voce. Siamo di fronte all’ennesimo disastro occupazionale», aggiunge Mattuccilli, «un fallimento non solo di un’azienda, ma dell’intera città». Per Pietro Di Natale, segretario regionale Filca-Cisl, «la Edimo rappresenta una delle grandi realtà del territorio e la chiusura a catena di aziende di tutte le dimensioni non può essere più affrontata come singola vertenza. Occorre che il territorio predisponga adeguati strumenti di controllo, verifica, tutela e intervento a sostegno delle imprese locali e della manodopera per evitare un’emorragia occupazionale che coinvolge migliaia di famiglie. La perdita di 120 posti di lavoro, che rischiano di salire in tempi brevissimi a 430», conclude Di Natale, «è un peso socio-economico che il comprensorio aquilano non può sostenere».

I TAVOLI. La vertenza deve subito approdare sui tavoli istituzionali, secondo Alfredo Fegatelli della Fiom e Clara Ciuca della Uilm. «Le sedi più opportune, in questa fase così delicata», dicono i due sindacalisti, «sono quelle della Prefettura e della Regione. E poi bisogna capire come si muoverà il curatore fallimentare». L’obiettivo è che venga mantenuta l’attività produttiva, «in modo da tutelare il più possibile i lavoratori e salvare il salvabile», commenta Ciuca. Fegatelli ricorda inoltre che «la nuova legge sugli ammortizzatori sociali contenuta nel Jobs act non prevede più gli ammortizzatori sociali in caso di fallimento delle aziende».

IL CURATORE FALLIMENTARE. Il passo successivo dei sindacati, dopo la discussione sui tavoli istituzionali, sarà quello di richiedere un incontro con il curatore fallimentare: si parla di una possibile revoca del provvedimento con cui il tribunale di Roma ha dichiarato il fallimento dell’azienda aquilana. Ma solo Luigi Labonia potrà sciogliere il nodo. Se la procedura andrà avanti ci sono due alternative: potrebbe essere indetta un’asta per l’affitto del sito, come già accaduto per la Otefal. Oppure, alla scadenza della cassa integrazione straordinaria il 10 marzo, tutti i dipendenti finiranno in mobilità, anticamera del licenziamento.

Romana Scopano

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