La Giannangeli: «Grazie amico maestro»

La lettera di una sua allieva: «Sono grata alla vita di ogni momento vissuto con te nel tuo studio»

di SIMONA GIANNANGELI*

Te ne sei andato in un giorno d’estate, avvolto dal suo calore luminoso, mentre sono in partenza per il Cervino. Ti saluterò da quelle cime potenti e dignitose, perché potente e dignitoso sei stato tu. Porto dentro di me la tua lucida intelligenza, il rigore professionale, l’amore per ogni forma di sapere, la sete di conoscenza, la tua graffiante ironia. Sei stato esploratore avido ed instancabile del diritto. Implacabile e sapiente oratore nelle aule di giustizia. Avvocato appassionato e appassionante. Con te, Bernardino, se ne va un modo di indossare la toga e prendere la parola in nome del diritto e della giustizia, con dignità e rispetto delle regole. Con te se ne va un grado altissimo di sapienza. Sono grata alla vita di ogni momento vissuto con te nel tuo studio, sprofondati nelle poltrone di pelle marrone, quando ti ascoltavo e apprendevo e accoglievo i tuoi rimproveri per le mie idee, che spesso ritenevi rigide ed estreme. Mi chiamavi Cuba, perché sapevi che amavo quell’isola e ascoltavi attento i miei racconti dei viaggi che facevo nei luoghi di guerra, mentre tu assentivi con la testa, pensoso. Mi hai insegnato che il diritto è materia vivente e che se ha il coraggio di mutare ogni giorno, senza irrigidimenti, è un diritto buono. Mi hai insegnato a coniugare il diritto alla passione, alla coscienza di sé. Mi hai insegnato a coltivare più di un sapere. Mi dicevi che siamo “qui e ora” e che ogni personale inclinazione va incoraggiata. Sei stato un avvocato immenso e non “di grido”, come si definiscono tristemente tanti, in questo tempo vacuo e non autentico. Ogni volta che ti ho ascoltato fuori e dentro un’aula di tribunale ho fatto un viaggio mirabile. Il palazzo di giustizia, per me già triste perché da un po’ non ti vedeva, sarà adesso anche enormemente vuoto e triste senza di te. Mi mancheranno tanto la tua voce roca e profonda e il tuo sguardo fermo, maestro amico. La forza del tuo eloquio e la pienezza delle tue conoscenze sono tesori che custodisco dentro di me, come riserve accumulate nei granai della memoria. Sei andato via dentro questo sole senza clamore, da “signore” raffinato ed elegante quale sei stato.

Che il tuo viaggio sia lieve amico maestro.

. *avvocato