«La vita di padre Quirino testimonianza scomoda»

12 Novembre 2024

L’AQUILA. Non si spegne, in città, l’ondata di commozione suscitata dalla scomparsa di padre Quirino Salomone. Giovedì alle 18, nella chiesa di San Bernardino in piazza d’Armi, sarà celebrata una...

L’AQUILA. Non si spegne, in città, l’ondata di commozione suscitata dalla scomparsa di padre Quirino Salomone. Giovedì alle 18, nella chiesa di San Bernardino in piazza d’Armi, sarà celebrata una messa di suffragio. «Il saluto a padre Quirino di quella parte della comunità aquilana da sempre vicina ai suoi valori e alle sue opere è stato particolarmente toccante e partecipato, semplice come lui avrebbe sicuramente desiderato», scrive Alfonso D’Alfonso, coordinatore regionale Demos. È stato un protagonista della Chiesa che ho sempre voluto. La Chiesa che porta la parola di Dio dove c'è dolore, sofferenza e miseria, dove c'è tanto bisogno di opere concrete, in parole semplici la Chiesa di Papa Francesco e del cardinale Zuppi. La Chiesa dove gli ultimi non sono un problema da gestire, ma persone che, oltre al cibo, alla salute e a un tetto sotto il quale dormire, hanno diritto alla loro dignità di esseri umani. Padre Quirino è stato soprattutto un Uomo di Chiesa immerso nella complessità contemporanea, un uomo di grande cultura, sia teologica che letteraria, saggista e comunicatore che ha avuto la forza di farsi testimone del più scomodo e rivoluzionario degli eletti al soglio di Pietro: l'Eremita del Morrone, colui che ha osato avviare la più radicale riforma delle gerarchie cattoliche devastate dal lusso e dalla corruzione. Essere un seguace di Celestino V è già di per sé una scelta politica forte e radicale che non ammette compromessi né titubanze, una scelta per cui il sì è sì e il no è no, e il resto appartiene al maligno». «Ma quanto grigio ho visto», annota ancora D’Alfonso, «quanta ipocrisia da parte di coloro che da un lato rendono omaggio a un vero costruttore di Pace – una persona che ha fatto dell’accoglienza ai migranti, sia politici che economici, una scelta dirimente – e ne rivendicano la comunanza dei valori, dall’altro ogni giorno impunemente si nutrono della cultura del riarmo e della costruzione dei muri. Non si può ignorare il massacro di bambini, donne e malati sulle sponde del “mare nostrum”, non si possono alimentare conflitti devastanti o la costruzione di lager e poi definirsi estimatori di adre Quirino. A tutto c'è un limite. Non si può essere tifosi di Trump ed estimatori del discepolo di Celestino, difendere la costruzione dei muri e voler demolire la dimora dei Celestiniani. Mi ha commosso lo straziante dolore di Pierino che parla al “fratello di tante avventure di carità e solidarietà”, dolore sopportato con grande dignità, di chi sa che deve continuare una missione che non può conoscere battute d'arresto in una società dove gli egoismi e le ingiustizie sociali e civili sono sempre più crudeli e violente. È di straordinaria forza il suo messaggio di speranza quando si riferisce a colui che siede al cospetto del Signore e continuerà a guidare tutti coloro che hanno creduto nella sua opera. Sia certo l’amico Pierino che adesso il sostegno al suo impegno e a tutto il movimento Celestiniano per un cammino di pace e solidarietà sarà ancora più forte e convinto perché, oltre ai numerosi seguaci, ci sarà chi veglia dal mondo dei giusti».