Lacrime e fiori bianchi per Manuel Fieramosca, il 21enne morto dopo uno schianto in auto

La bara portata a spalla dagli amici e i palloncini liberati al cielo. Un migliaio ai funerali. Le parole del parroco: «Prima o poi ci riabbracceremo»
CELANO. Una comunità distrutta di fronte alla bara bianca di Manuel. Un clima surreale, rotto, a tratti, dalle urla strazianti dei familiari e dai troppi silenzi schiacciati dal peso di una tragedia che si fa fatica ad accettare. Celano, nel suo lutto, rende il suo ultimo saluto a un ragazzo di appena 21 anni, che l’asfalto ha strappato alla vita, ai genitori e ai sogni covati nel segreto di un’esistenza composta, umile, generosa. Erano quasi un migliaio i presenti ai funerali di Manuel Fieramosca, morto sul colpo venerdì mattina, quando si è schiantato con la sua auto contro un palo della pubblica illuminazione lungo via Romana, tra le frazioni avezzanesi di San Pelino e Antrosano.
Sulla bara le rose bianche. Simbolo di purezza. Intorno solo lacrime e disperazione. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) è la quarta volta che i genitori lo portano al tempio», ha esordito don Gabriele Guerra. «La prima, il 19 dicembre 2004 per il suo battesimo, poi il 7 giugno 2015 per la prima comunione, e la terza volta il 30 settembre 2021, quando ha ricevuto la cresima. Oggi, però, la spada del dolore li trafigge. E trafigge anche tutti noi» ammette, chiamando per nome Fernando ed Elisiana, persi nel loro dolore.
«Quando ha ricevuto la cresima, Manuel è stato unto di Spirito Santo: è diventato un soldato di Dio, un annunciatore della bontà e della pazienza di Dio. Ma in questi casi è difficile parlare di bontà, misericordia e pazienza di Dio. Viene piuttosto da chiedersi “perché il Padreterno se l'è preso?”. Ma non è così. Dio non gode della sofferenza. Al contrario, soffre lui stesso ed è accanto a noi. Gli chiediamo, quindi, che ci doni consolazione», ha espresso in preghiera. «Nella liturgia si mette in evidenza la chiamata e la difficoltà che ognuno di noi può sperimentare nella vita. L'abbandono, il distacco, creano dolore: il Signore è venuto a guarire, a risanare queste fratture. La luce del cero pasquale ci indica che Cristo è morto e risorto, e come Lui, anche noi moriremo e risorgeremo. Riabbracceremo i nostri cari. Non sappiamo dove, come e quando, ma lo faremo».
Per don Gabriele Guerra questa drammatica ferita resterà aperta per sempre. Può essere curata nel tempo «attraverso i sacramenti, la fede, la grazia che Dio ci comunica attraverso la chiesa, che non è un elemento negativo, ma il luogo in cui il Signore manifesta la sua grazia, la sua consolazione, le sue medicine. Sta a noi saper accogliere questi suoi doni. E anche oggi, il messaggio è uno solo: Cristo è morto e risorto, e come Lui, anche noi risorgeremo a vita nuova».
Al termine della funzione, la bara, portata a spalla dagli amici e accompagnata dal pianto inconsolabile della nonna di Manuel, di mamma Elisiana e papà Fernando, è stata salutata da un lungo applauso. Al cielo decine e decine di palloncini bianchi. E poi un cuoricino rosso. Increduli gli amici del 21enne. I vecchi compagni di scuola e della Futsal Celano. Che con lui hanno con diviso un pezzo di vita. Poi l’ultimo viaggio verso il cimitero della città. Dove Manuel potrà riposare in pace.
Le centinaia di anime presenti testimoniano la portata della tragedia. E ora il pensiero va ai genitori, che dovranno imparare a sopravvivere in un mondo in cui il loro unico figlio non c’è più. Celano in queste ora ha saputo stringersi attorno all’intimità dei familiari. Una marea di messaggi ha sommerso i social, in segno di cordoglio per l’accaduto. Persino le istituzioni della Marsica hanno voluto stringersi al dolore della comunità celanese. Sindaci e amministratori, rappresentanti della fede, dirigenti scolastici, associazioni sportive. Nessuno è rimasto indifferente.
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