Le carriole arrivano fino in Parlamento

Interrogazione dei radicali a Maroni: perché quel sequestro?

L’AQUILA. Le carriole arrivano fino in Parlamento nonostante il sequestro. Se ne parlerà, infatti, in seguito a una interrogazione inviata al ministro dell’Interno, Roberto Maroni (e per conoscenza anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi) presentata dai radicali. Prima firmataria è Rita Bernardini.

L’ANTEFATTO.
L’interpellanza, ovviamente, fa riferimento specifico alla manifestazione di domenica scorsa quando i manifestanti sono stati fermati con le carriole davanti al cinema Massimo in corso Federico II. A loro era contestato il fatto che la manifestazione non era autorizzata dal questore e la violazione della legge che disciplina la propaganda elettorale. La manifestazione, di fatto, è stata qualificata come un’iniziativa a sfondo partitico in un momento di silenzio elettorale essendo in corso le votazioni. In seguito a ciò tre persone sono state denunciate e le carriole da loro condotte sono state sequestrate. L’indagine, comunque, potrebbe allargarsi ad altre persone.

I RADICALI.
Nel documento inviato al ministro Roberto Maroni ci si chiede «per quale motivo viene impedito ai cittadini di manifestare liberamente in centro storico per denunciare che le macerie non sono state portate via? e per quale ragione sono state sequestrate le carriole e quale pericolo potevano comportare in mano ai manifestanti, tutti cittadini che hanno avuto la doppia tragedia: perdita dei familiari e della casa?». Si sostiene nella nota, che «il trattamento verso quei cittadini avrebbe dovuto avere un approccio più delicato proprio per la situazione di disagio in cui si trovano». Oltre che dalla Bernardini l’interrogazione è firmata dai deputati Elisabetta Zamparutti, Maurizio Turco, Marco Beltrandi, Maria Antonietta Farina Coscioni e Matteo Mecacci.

L’INTERVENTO.
Intanto il Popolo delle carriole si fa vivo in una nota nella quale si prende di mira l’arcivescovo Giuseppe Molinari e il prefetto Franco Gabrielli. «E vero, dobbiamo confessarlo», replicano iroinicamente al prelato il quale si era detto preccupato per la possibile presenza di un gruppo di interesse dietro al loro movimento, «c’ è un gruppo molto interessato alla ricostruzione della città: sono i cittadini. Di tutte le età, di diversa provenienza sociale, di vario orientamento politico, credenti e non. E siccome in molti hanno provato a strumentalizzarci, parlando per noi, attribuendoci intenzioni chiare o nascoste di ogni tipo, allora è meglio che siamo noi a dire quello che vogliamo. Il nostro obiettivo è partecipare alla ricostruzione. Una ricostruzione trasparente, partecipata, ed ecosostenibile. Molti hanno provato a strumentalizzarci.

Altri ci danno lezioni di moralità e legalità. I puri di cuore che danno alle carriole lezioni di disinteresse e tolleranza, hanno iniziato a mettere le mani meno metaforicamente di noi nella ricostruzione, ottenendo che si costruissero strutture pubbliche su terreni privati, come la nuova Casa dello studente, oppure costruendo strutture private su luoghi pubblici, come la la chiesa-convento-mensa di piazza d’Armi. Un luogo su cui da anni i cittadini vorrebbero dire la loro».

«A chi dovrebbe darci lezioni di legalità e che ci accusa di essere una minoranza prepotente» dicono rivolgenosi al prefetto, «facciamo notare che forse le migliaia di cittadini che affollano ogni domenica il centro storico, dimostrano che dietro questa minoranza c’ è un sentire diffuso. E chiediamo: saremmo una minoranza rispetto a che cosa? E una minoranza va combattuta in quanto tale? In ogni modo, per dimostrare di non essere prepotenti, vogliamo collaborare col prefetto: ci autodenunceremo da soli. Anche se dobbiamo ancora capire bene per quale reato. E domenica ci rivedremo in piazza Duomo con una colazione di Pasqua collettiva dalle ore 11». «Le carriole», dicono «saranno piene di colombe, uova, pizze pasquali, salami, frittate e carciofi. Ancora una volta, confronteremo le nostre idee sul futuro della città che vorremmo. E la notte tra il 5 e il 6 aprile attraverseremo la città, in silenzio».

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