L’orsa Nina, nuovo simbolo del Parco nazionale d’Abruzzo, in fuga per la libertà

foto di Umberto Esposito
Torna nei boschi per il letargo, dotata di un radiocollare. Rimasta orfana, era stata trovata lo scorso maggio
PESCASSEROLI. Nina, l’orsetta marsicana rimasta orfana, corre verso la libertà, dopo sei mesi di cure nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La tranquillità dell’inverno e l’ibernazione sono diventate il terreno ideale per il reset naturale e permettere all’orsa di tornare a circolare tra i boschi. Una scommessa per il Parco e per quanti l’hanno seguita il questi mesi. Nel maggio 2025 i guardiaparco ricevettero la segnalazione di un orso abbandonato a Pizzone, nel versante molisano del Parco. L’Ente l’ha quindi accolta prima nella sua struttura di Pescasseroli, e successivamente in un’area naturale dove la piccola ha potuto sperimentare un assaggio di vita libera, sotto il monitoraggio attento degli esperti. La piccola orsa marsicana appartiene alla sottospecie di orso più rara al mondo, e per mantenere vitale la popolazione ogni individuo è fondamentale, per questo il suo reinserimento in natura è così importante.
Dopo averla recuperata in stato di abbandono, l’Ente è stato chiamato a compiere una scelta davvero difficile: lasciare la piccola dov’era, consegnandola a una morte certa vista la tenera età; oppure prenderla e curarla sperando in un futuro ritorno in natura. Il rischio era che una volta venuta in contatto così giovane con gli esseri umani diventasse un individuo confidente e rischiasse quindi di rimanere in cattività per tutto il resto della vita. Il Parco nazionale ha accettato la sfida e ha lavorato con esperti per evitare questa circostanza e ora Nina è tornata in natura, e non a caso è stato scelto proprio il periodo invernale, quando gli orsi si preparano ad andare in letargo.
Prima del rilascio, Nina era stata sottoposta a un’attenta visita sanitaria, come previsto dalle linee guida, a garanzia della sua salute e delle migliori possibilità di adattamento in ambiente naturale. «Già da alcune settimane si era provveduto a ridurre l’alimentazione dell’orsetta e Nina trascorreva sempre più tempo in tana, segnali evidenti di un metabolismo in rallentamento e dell’avvicinarsi dell’ibernazione» fa sapere il Parco, rimarcando che i siti di rilascio sono stati individuati sulla base di criteri oggettivi e accurati: la presenza di potenziali aree di svernamento, una bassa densità umana, e non ultimo, per importanza, la distanza dai centri abitati e dalle attività antropiche.
«Nina non ha mai visto il biberon. Siamo stati più attenti e abbiamo provato da subito a farla mangiare. È ancora un’orsetta schiva. Ci sono state sempre due persone ad averla seguita, più la veterinaria. È ovvio che tutto diventa più complesso e delicato. Per noi è stata una vera e propria sfida», rimarcano dal Parco, consapevoli del fatto che ora il compito più gravoso sarà quello del monitoraggio a distanza. «Ora inizia la parte più delicata» aggiungono gli esperti dell’ente parco «monitorarla a distanza e sperare con tutte le forze che Nina riesca a vivere libera, nel suo ambiente naturale e a contribuire alla sopravvivenza della sua specie». L’orsetta ha raggiunto un peso di 38 chili, condizione ritenuta ideale dagli esperti per affrontare l'inverno. Sarà ora costantemente monitorata attraverso un radiocollare Gsm.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

