Macerie, all’ex Teges si scava con le mani
Un operatore racconta: ecco come avviene la selezione delle 500 tonnellate al giorno.
L’AQUILA. I camion dei vigili del fuoco e dell’esercito scaricano 500 tonnellate al giorno nella vecchia cava della Teges. Tra le montagne di macerie, in un mare di polvere quando è secco, e di fango quando piove, all’aperto, 30 operatori dell’Asm, la municipalizzata dei rifiuti solidi urbani, si chinano sulle rovine e, a mano, cominciano a tirare fuori carta, legno, plastica. Ma anche portafogli, catenine, braccialetti, album di fotografie e pistole. Un operatore racconta.
FATTO A MANO. «Facciamo turni di 6 ore», spiega Ezio Coletti, dipendente Asm e sindacalista Cgil. «Il sito ex Teges necessita di migliorie tecniche, prima tra tutte la copertura che serve per portare, poi, anche a un progressivo abbattimento delle polveri. Un problema che si amplifica quando i camion scaricano e quando entrano in azione le pale meccaniche. Il Comune si è già attivato. Il lavoro di separazione dei vari materiali, invece, avviene attraverso la selezione manuale, ma chi opera non resta sei ore chinato sulle macerie perché ci sono anche i cosiddetti tempi di recupero durante i quali si effettuano altre attività come i trasferimenti. Lavorando all’aperto il disagio c’è, è ovvio, specie nei giorni di maltempo. Ma noi vogliamo continuare a lavorare qui le macerie del terremoto dell’Aquila e siamo contrari a trasferimenti fuori provincia, come quello paventato ad Avezzano. I materiali come plastica e vetro vengono recuperati e quando si trovano oggetti preziosi si consegnano al sorvegliante che si occupa di darli alle forze dell’ordine».
L’APPALTO ALL’ASM. «I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fiadel hanno sottoposto le questioni ai corrispondenti nazionali», prosegue Coletti. «Abbiamo già avuto un primo incontro con l’azienda e ce ne saranno altri. C’è l’assoluto bisogno che venga affidato interamente all’Asm questo tipo di lavoro. Le macerie, purtroppo, sono nostre e ce le lavoriamo noi. Vogliamo farlo in sicurezza ma siamo contrari a trasferimenti esterni. Il segmento della lavorazione delle macerie è utile anche alla salvaguardia dei livelli occupazionali e, pertanto, è la nostra azienda a dover svolgere questo servizio. Anzi, c’è di più. Noi non dobbiamo fare solo la cernita manuale ma anche il servizio di trasporto dalla cava Teges fino al recuperatore-smaltitore. Lo dobbiamo fare noi e nessun altro.
L’abbiamo già detto a sindaco e azienda: per legge le macerie sono rifiuti solidi urbani e noi, titolari del ciclo integrato della raccolta, dobbiamo e vogliamo trattarle dall’inizio alla fine. Non deve accadere quello che abbiamo già denunciato, la frantumazione del ciclo dei rifiuti. All’Asm spetta sempre la parte più disagevole e meno remunerativa. Così è per le macerie: il Comune deve dare all’Asm mezzi nuovi, un autoparco e una piattaforma per lo stoccaggio e la differenziazione. Il personale c’è, è tutta gente giovane e motivata e può gestire l’intero ciclo. Diciamo no ai tentativi di sciacallaggio ai danni dell’Asm da parte di personaggi politici che, sotto elezioni, spostano le macerie nei bacini dove raccolgono più voti».
FATTO A MANO. «Facciamo turni di 6 ore», spiega Ezio Coletti, dipendente Asm e sindacalista Cgil. «Il sito ex Teges necessita di migliorie tecniche, prima tra tutte la copertura che serve per portare, poi, anche a un progressivo abbattimento delle polveri. Un problema che si amplifica quando i camion scaricano e quando entrano in azione le pale meccaniche. Il Comune si è già attivato. Il lavoro di separazione dei vari materiali, invece, avviene attraverso la selezione manuale, ma chi opera non resta sei ore chinato sulle macerie perché ci sono anche i cosiddetti tempi di recupero durante i quali si effettuano altre attività come i trasferimenti. Lavorando all’aperto il disagio c’è, è ovvio, specie nei giorni di maltempo. Ma noi vogliamo continuare a lavorare qui le macerie del terremoto dell’Aquila e siamo contrari a trasferimenti fuori provincia, come quello paventato ad Avezzano. I materiali come plastica e vetro vengono recuperati e quando si trovano oggetti preziosi si consegnano al sorvegliante che si occupa di darli alle forze dell’ordine».
L’APPALTO ALL’ASM. «I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fiadel hanno sottoposto le questioni ai corrispondenti nazionali», prosegue Coletti. «Abbiamo già avuto un primo incontro con l’azienda e ce ne saranno altri. C’è l’assoluto bisogno che venga affidato interamente all’Asm questo tipo di lavoro. Le macerie, purtroppo, sono nostre e ce le lavoriamo noi. Vogliamo farlo in sicurezza ma siamo contrari a trasferimenti esterni. Il segmento della lavorazione delle macerie è utile anche alla salvaguardia dei livelli occupazionali e, pertanto, è la nostra azienda a dover svolgere questo servizio. Anzi, c’è di più. Noi non dobbiamo fare solo la cernita manuale ma anche il servizio di trasporto dalla cava Teges fino al recuperatore-smaltitore. Lo dobbiamo fare noi e nessun altro.
L’abbiamo già detto a sindaco e azienda: per legge le macerie sono rifiuti solidi urbani e noi, titolari del ciclo integrato della raccolta, dobbiamo e vogliamo trattarle dall’inizio alla fine. Non deve accadere quello che abbiamo già denunciato, la frantumazione del ciclo dei rifiuti. All’Asm spetta sempre la parte più disagevole e meno remunerativa. Così è per le macerie: il Comune deve dare all’Asm mezzi nuovi, un autoparco e una piattaforma per lo stoccaggio e la differenziazione. Il personale c’è, è tutta gente giovane e motivata e può gestire l’intero ciclo. Diciamo no ai tentativi di sciacallaggio ai danni dell’Asm da parte di personaggi politici che, sotto elezioni, spostano le macerie nei bacini dove raccolgono più voti».