Macerie, all’ex Teges si scava con le mani

18 Novembre 2009

Un operatore racconta: ecco come avviene la selezione delle 500 tonnellate al giorno.

L’AQUILA. I camion dei vigili del fuoco e dell’esercito scaricano 500 tonnellate al giorno nella vecchia cava della Teges. Tra le montagne di macerie, in un mare di polvere quando è secco, e di fango quando piove, all’aperto, 30 operatori dell’Asm, la municipalizzata dei rifiuti solidi urbani, si chinano sulle rovine e, a mano, cominciano a tirare fuori carta, legno, plastica. Ma anche portafogli, catenine, braccialetti, album di fotografie e pistole. Un operatore racconta.

FATTO A MANO. «Facciamo turni di 6 ore», spiega Ezio Coletti, dipendente Asm e sindacalista Cgil. «Il sito ex Teges necessita di migliorie tecniche, prima tra tutte la copertura che serve per portare, poi, anche a un progressivo abbattimento delle polveri. Un problema che si amplifica quando i camion scaricano e quando entrano in azione le pale meccaniche. Il Comune si è già attivato. Il lavoro di separazione dei vari materiali, invece, avviene attraverso la selezione manuale, ma chi opera non resta sei ore chinato sulle macerie perché ci sono anche i cosiddetti tempi di recupero durante i quali si effettuano altre attività come i trasferimenti. Lavorando all’aperto il disagio c’è, è ovvio, specie nei giorni di maltempo. Ma noi vogliamo continuare a lavorare qui le macerie del terremoto dell’Aquila e siamo contrari a trasferimenti fuori provincia, come quello paventato ad Avezzano. I materiali come plastica e vetro vengono recuperati e quando si trovano oggetti preziosi si consegnano al sorvegliante che si occupa di darli alle forze dell’ordine».

L’APPALTO ALL’ASM. «I sindacati Cgil, Cisl, Uil e Fiadel hanno sottoposto le questioni ai corrispondenti nazionali», prosegue Coletti. «Abbiamo già avuto un primo incontro con l’azienda e ce ne saranno altri. C’è l’assoluto bisogno che venga affidato interamente all’Asm questo tipo di lavoro. Le macerie, purtroppo, sono nostre e ce le lavoriamo noi. Vogliamo farlo in sicurezza ma siamo contrari a trasferimenti esterni. Il segmento della lavorazione delle macerie è utile anche alla salvaguardia dei livelli occupazionali e, pertanto, è la nostra azienda a dover svolgere questo servizio. Anzi, c’è di più. Noi non dobbiamo fare solo la cernita manuale ma anche il servizio di trasporto dalla cava Teges fino al recuperatore-smaltitore. Lo dobbiamo fare noi e nessun altro.

L’abbiamo già detto a sindaco e azienda: per legge le macerie sono rifiuti solidi urbani e noi, titolari del ciclo integrato della raccolta, dobbiamo e vogliamo trattarle dall’inizio alla fine. Non deve accadere quello che abbiamo già denunciato, la frantumazione del ciclo dei rifiuti. All’Asm spetta sempre la parte più disagevole e meno remunerativa. Così è per le macerie: il Comune deve dare all’Asm mezzi nuovi, un autoparco e una piattaforma per lo stoccaggio e la differenziazione. Il personale c’è, è tutta gente giovane e motivata e può gestire l’intero ciclo. Diciamo no ai tentativi di sciacallaggio ai danni dell’Asm da parte di personaggi politici che, sotto elezioni, spostano le macerie nei bacini dove raccolgono più voti».