Macerie, i problemi restano

L'assessore Moroni: anche l'ultima ordinanza va modificata

L'AQUILA. Superamento della fase commissariale, nuovi siti e il riordino delle ordinanze in un unico testo così da superare il groviglio normativo che continua a rallentare la rimozione delle macerie. Queste le richieste del Comune dell'Aquila. Intanto, l'ingegnere Giuseppe Romano, nominato soggetto attuatore per le macerie, ha assunto le sue funzioni. In settimana l'ex direttore regionale dei vigili del fuoco, a cui l'ordinanza 3923 assegna il ruolo di "commissario" per ciò che riguarda le macerie, incontrerà i Comuni per esaminare lo stato dell'arte così da poter superare i problemi che neppure l'ultima ordinanza è riuscita a risolvere.

«Con l'ordinanza 3945» spiega l'assessore all'ambiente del Comune dell'Aquila, Alfredo Moroni «si è riusciti a superare, ripristinando l'originale sinergia con le ditte private, la fase di stallo che il precedente provvedimento aveva provocato. Purtroppo, però, il documento contiene un errore grossolano, che va assolutamente rimosso. Infatti, viene data la possibilità anche alle ditte private di gestire i crolli e demolizioni (quelle rientranti nel codice 200399) le cui competenze spettano, invece, alla filiera pubblica. Un nuovo pasticcio che va risolto urgentemente con il soggetto attuatore e che rende non più rinviabile l'adozione di un testo unico per la gestione delle macerie che abbiamo risollecitato anche al tavolo di coordinamento. In sostanza va modificata la parte che sottrae le competenze, in materia di rimozione delle macerie derivanti da crolli e demolizioni, ai Comuni e agli enti pubblici. Le ditte private dovranno occuparsi di quelle prodotte in fase di ristrutturazione».

Moroni aggiunge poi di aver già incontrato Giuseppe Romano per un primo scambio di idee. «Ci è parso anche lui convinto della necessità di rivedere le parti della normativa ancora paludose. E del fatto che il soggetto attuatore non può andare a sostituire i Comuni, anche perché ciò andrebbe a creare una nuova situazione di conflittualità che qui nessuno vuole».

Così in settimana ci sarà il primo incontro ufficiale con tutti i Comuni che saranno convocati dalla Struttura tecnica di missione. «In quella sede ognuno esporrà le proprie ragioni. Noi tutti confidiamo - con l'avvio della ricostruzione pesante (gli edifici E) - nell'elaborazione di un piano volto ad imprimere una forte accelerazione alla rimozione delle macerie. Naturalmente c'è bisogno dell'utilizzo di altri siti, anche se l'ampliamemto dell'ex Teges (limitatamente ai "buchi") sta dando i suoi frutti. Siamo in attesa dell'apertura di Barisciano, ma noi» sostiene ancora Moroni «insisteremo per l'adozione di almeno altri quattro siti di deposito temporaneo per abbassare i costi e poter servire in modo ottimale i bacini di utenza. I depositi dovrebbero essere individuati a Isola del Gran Sasso, Pizzoli, Capestrano e in una zona della bassa valle dell'Aterno. La Teges è molto grande e capace di accogliere 1 milione 300 mila metri cubi di macerie, quelle forse di tutta la città, ma non si può operare con un'unica linea per l'attività di separazione e rimozione. Il soggetto attuatore agisce per conto del commissario e può, dunque, ottenere la stesura di circolari e ordinanze. Noi gli chiederemo di accogliere i nostri suggerimenti. Il tutto restando però convinti della necessità di superare la logica del commissariamento. Il problema è politico e non certo legato alla professionalità e alla correttezza di chi viene inviato qui in veste di commissario».

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