Mafia nigeriana, condanne per 48 anni 

Riconosciuti colpevoli i primi sei imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Inflitte pene dai 12 ai cinque anni e 4 mesi

L’AQUILA. Prime condanne – a circa un anno di distanza dagli arresti – per tutti i sei imputati che hanno scelto il rito abbreviato per la vicenda giudiziaria scaturita dall’operazione “Black Axe” che ha smantellato quella che viene ritenuta «un’organizzazione mafiosa nigeriana». Il gup del tribunale Baldovino De Sensi – dopo oltre 6 ore di udienza in videoconferenza, tra requisitoria conclusiva del pm e discussione del collegio difensivo e dopo circa 4 ore di camera di consiglio – ha condannato a 12 anni e sei mesi di reclusione e 20mila euro di multa Martins Igiehon; a 8 anni di reclusione Promise Issac; a 6 anni di reclusione e 400 euro di multa Osazee Halekhuosa; a 5 anni e 4 mesi di reclusione Nosa Iyalekhuosa; a 9 anni e 2 mesi di di reclusione e 20mila euro di multa Marc Bright Oziegbe; a 8 anni di reclusione Joseph Eseosasere Omorodion. Per gli altri imputati si sta celebrando il dibattimento con rito ordinario, quindi con tempi più lunghi, dinanzi al tribunale collegiale. «Benché le condanne siano solo la prima tappa del lungo iter processuale, che potrebbe quindi avere anche diversi esiti», scrive il procuratore della Repubblica Michele Renzo, «esse costituiscono un severo banco di prova – superato con successo – per la serietà del lavoro degli investigatori e della Procura». Il 24 aprile 2021 la polizia eseguiva l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 30 cittadini nigeriani, indiziati di appartenere all’organizzazione di stampo mafioso “Black Axe”, costituita in Nigeria, ma ramificata e organizzata in ogni Paese in cui è presente un nucleo di connazionali. Il capo del ramo italiano aveva scelto L’Aquila come dimora, pensando che una città periferica si prestasse meglio a mimetizzare le attività illecite (documenti falsi, truffe romantiche, truffe informatiche, spaccio). Per l’avvocatessa Carlotta Ludovici, che ha assistito il numero 2 dell’associazione, «è vero che le pene sono state ridotte nella loro entità, ma restiamo in attesa di leggere le motivazioni della sentenza per capire il ragionamento logico-giuridico che ha portato al riconoscimento dell’associazione mafiosa in capo a tutti gli imputati. Presenteremo appello».
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