L’Aquila

Maxi inchiesta anti-droga, insospettabili al servizio della banda: in 4 a processo all’Aquila

13 Novembre 2025

Lotta allo spaccio: udienza preliminare. Trentasei persone alla sbarra: per molti ok al rito abbreviato. (Nella foto, uno dei luoghi scoperti dalla polizia durante l’inchiesta)

L’AQUILA. Trentuno posizioni da definire tramite rito abbreviato, più una messa alla prova e quattro rinvii a giudizio per Mirela Rrethaji, Ester Cimmino, Gianni Palomba e Giovanni Stornelli. È quanto deciso dal giudice Tommaso Pistone al termine dell’udienza preliminare di ieri sul maxi processo per droga che vede coinvolte 36 persone, tra stranieri e aquilani, tutte accusate a vario titolo di estorsione, detenzione, trasporto, acquisto, vendita e cessione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, fino al favoreggiamento. Con quest’ultimo capo d’imputazione contestato a chi, a indagini ancora in corso, dopo un fermo di polizia non ha esitato ad avvisare i componenti della banda che le forze dell’ordine fossero ormai sulle loro tracce. Senza però immaginare di essere a loro volta intercettati.

La vicenda venne alla luce dopo gli arresti seguiti a un intenso lavorìo d’indagine da parte degli inquirenti teso a sgominare il traffico di sostanze illecite ormai consolidato negli ultimi anni nel capoluogo. Con via Molise, via Zara, via Rocco Carabba e l’intero centro storico trasformate in vere e proprie piazza di spaccio, a beneficio degli avventori aquilani. Ed è proprio da quella stessa attività d’indagine che saltò poi fuori un’organizzazione strutturalmente ramificata, con diversi livelli di coinvolgimento da parte degli appartenenti, tra chi gestiva i canali di approvvigionamento dello stupefacente – individuandone volta per volta di nuovi – e chi si occupava invece di consegnarla materialmente all’acquirente, passando per quelli che contribuivano in diversa misura in base alle proprie posizioni professionali. Tra questi ultimi anche una dipendente aquilana di un negozio di telefonia mobile, capace di fornire nuove schede Sim non intestate ai sodali bensì a ignari clienti, i cui dati personali servivano poi all’attivazione di queste ultime.

Così come, tra gli imputati, figura anche un promotore finanziario operante in un istituto bancario del capoluogo, a sua volta in grado di ottenere finanziamenti destinati all’acquisto di telefoni cellulari e mezzi utili all’attività di spaccio. Ma altresì capace di agevolare il reperimento di immobili da affittare per poi utilizzarli come basi logistiche per le attività criminose poste sicuramente in essere tra il 2022 e il 2024, periodo di riferimento delle indagini.

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