Minacciate altre donne dallo stalker aquilano

Nel mirino un’addetta di un call center e una volontaria di un’associazione. II gip: «Pervicacia a delinquere senza remore». Di Gregorio: «Io innocente»

L’AQUILA. Lo stalker non aveva terrorizzato solo l’ex fidanzata e i suoi parenti. Stefano Di Gregorio, 37 anni, ora in cella e presto interrogato dal gip, aveva reso la vita impossibile anche ad altre persone: in particolare due donne. Fermo restando che le minacce più pesanti sono state sempre rivolte alla ex.

Di Gregorio, dal carcere, dove ieri è stato due ore a colloquio, con il legale Fabio Alessandroni, si smarca dalle accuse della polizia.

Dovunque andasse creava problemi a coloro che incontrava. Come, per esempio, nei riguardi di una operatrice del call center nel quale l’indagato aveva lavorato o di una volontaria di un’organizzazione che si occupa del trasporto malati dove il 37eenne è stato nello staff per una settimana. Ma riusciva ad addossare quegli atti contro le donne, tramite la sua competenza informatica, alla ex e ai suoi familiari in modo da tenerli sempre sulle spine.

leggi anche: L'Aquila, falsi allarme bomba a scuola, arrestato stalker seriale Stefano Di Gregorio, 38 anni, con le sue telefonate anonime per un anno intero ha perseguitato la sua ex fidanzata e i genitori di lei, arrivando a far evacuare per tre volte la scuola dove lavorava la donna. Fino a quando non è stato incastrato dalla Squadra mobile

Il pm, comunque, gli contesta atti persecutori, calunnia e sostituzione di persona anche nei confronti della ragazza del call center: da due distinte utenze telefoniche inviò a lei frasi ingiuriose che sembravano opera della sua ex fidanzata.

Poi simulò a carico della stessa ex collega dei reati collocando sul parabrezza di una macchina di un familiare della sua ex un biglietto con minacce di morte che sembrava confezionato dalla donna.

Ha poi spedito una busta all’indirizzo di una persona che abita in via Moro con dentro un ciondolo simile a un proiettile con minaccia di morte, attribuendone sempre la paternità alla giovane del call center.

Un altro esempio di fantasia criminale senza limiti: il sospettato simulò a carico di un parente della sua ex un tentativo di estorsione inviando alla dipendente del call canter un sms con questa richiesta. «Ho le foto che sei nuda, se non vuoi che le pubblichi paga 500 euro».

C’è anche un’altra donna nel mirino: la parte offesa è una giovane che opera per conto di un’associazione di volontariato. L’indagato la molesta e ne usa l’identità per messaggi ingiuriosi e per inviare sms estorsivi relativi a computer rubati in quella associazione. In sostanza fa comparire quella donna come autrice di richieste di soldi per restituire il materiale informatico.

Ma le minacce più forti sono sempre quelle ai danni della sua ex. Per terrorizzarla, visto che lavorava in una scuola a Bazzano, aveva annunciato per tre volte la presenza di una bomba nei locali. E la scuola è citata, per l’appunto, in uno dei messaggi minatori da lui inviati il 20 novembre dello scorso anno dalla potente forza intimidatoria, «Ti tengo sotto stretto controllo, adesso esci da casa per andare al lavoro alle 12. La scuola è di fronte al ... cimitero. Non mi arrenderò mai bella stronza».

Frasi che secondo il giudice che ha firmato l’arresto, sono condizionanti. «Dalla considerazione dei reati contestati», scrive il giudice Giuseppe Romano Gargarella, «e dalla personalità dell’indagato non può in alcun modo ritenersi che la pena irrogata sarà più bassa di tre anni ricordando le condanne del 2000 per atti osceni e del 2001 per violenza sessuale». «Anche se scoperto», dice ancora il giudice, alludendo al fatto che il sospettato sapeva che si indagava su di lui, «egli ha dimostrato finora una pervicacia a delinquere che non trova remore ragionevoli».

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