Molinari: città ferma colpa degli aquilani divisi

Riapre la chiesa restaurata in piazza San Biagio, comizio di Sgarbi che attacca il ministero. E i rappresentanti della soprintendenza se ne vanno

L’AQUILA. «La ricostruzione non riparte? Colpa degli aquilani divisi». Nella sua omelia per la riapertura e consacrazione della chiesa di San Giuseppe Artigiano (così ribattezzata), in piazza San Biagio, l’arcivescovo Giuseppe Molinari non ha usato mezzi termini per dare la sua interpretazione della lentezza con cui la città rinasce.

Molinari, affiancato dal vescovo ausiliare Giovanni D’Ercole, si è detto convinto che sono «gli uomini», cittadini e amministratori, a impedire la ricostruzione della città. «Sì, le cause sono anche la mancanza di soldi; le leggi complicate, eccessive e difficili da interpretare». Ma c’è, poi, «l’egoismo dei gruppi e dei singoli», che «uccide ogni doverosa e prioritaria ricerca del bene comune». Insomma, per l’arcivescovo metropolita dell’Aquila «la ricostruzione non riparte innanzitutto perché siamo divisi», ha spiegato, «perché tra gli aquilani le contrapposizioni di ogni genere hanno avuto la meglio su ogni progetto di rinascita».

Alle parole del vescovo si sono aggiunte quelle, dure, del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha partecipato all’inaugurazione, prendendo atto che «all’Aquila è ancora tutto fermo». «Il ministero per i Beni e le attività culturali si comporta come i talebani», ha detto Sgarbi, «getta le bombe sui beni che dovrebbe proteggere». Un vero e proprio show tra gli applausi e le critiche dei presenti. Sgarbi ha preso spunto per il suo discorso dall’assenza alla cerimonia del ministro Ornaghi, provocando la reazione del segretario generale del ministero, Antonia Pasqua Recchia e del direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici Fabrizio Magani, che a quel punto hanno girato i tacchi e sono andati via.

Sgarbi ne ha approfittato anche per scusarsi con gli aquilani per la frase infelice pronunciata all’indomani del sisma in Emilia, quando disse grosso modo così: gli emiliani si rimboccheranno le maniche per ricostruire, mica faranno come gli aquilani che si piangono addosso. Infine, dal critico d’arte è arrivata la proposta: «Don Luigi Maria Epicoco (parroco della chiesa, definita anche parrocchia degli universitari, ndr) commissario per la ricostruzione». Il giovane prete è anche stato promosso sul campo «monsignore» da Sgarbi.

Pioveva, ieri, durante la cerimonia di riapertura della chiesa di San Giuseppe Artigiano (conosciuta come chiesa di San Biagio d’Amiterno), affollatissima di aquilani: bambini e anziani e anche tanti disabili giunti con alcune associazioni di volontariato. La città ha voluto salutare così, sfidando il maltempo, la riapertura della chiesa: la prima a essere restituita, in zona rossa e a tre anni dal sisma. Tra le autorità anche il prefetto Giovanna Maria Rita Iurato, l’assessore comunale Pietro Di Stefano (il sindaco era assente per un impegno improvviso), il presidente regionale della Croce Rossa Italiana, Maria Teresa Letta, la Soprintendente Lucia Arbace. Il restauro è stato finanziato dalla Fondazione Roma (presieduta da Emmanuele Francesco Maria Emanuele), che in 18 mesi ha rimesso a nuovo la chiesa, acquistando anche alcune opere nuove.

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