Morto “il ragazzo” di Jamm’mo

Bianchi nella foto simbolo della rivolta. Ha guidato il Rotary
SULMONA. Gentilezza innata, disponibilità incondizionata e un sorriso contagioso. È questo il ricordo che lascia Carlo Bianchi, ex funzionario del Comune, morto ieri mattina a 70 anni. Se ne è andato in silenzio, con discrezione, e il vuoto che resta appare difficile da colmare. Perché Carletto, come era chiamato dai suoi amici, per decenni ha caratterizzato la vita sociale cittadina. Più volte presidente del Rotary club di Sulmona ha organizzato iniziative culturali e a sostegno dei più bisognosi. Funzionario scrupoloso ma anche altruista, la porta del suo ufficio era sempre aperta, anche fuori il canonico orario al pubblico. «È un ufficio pubblico» amava ripetere «sono qui al servizio dei cittadini». Carlo Bianchi è stato anche un attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, una ventina di anni fa, pubblicò il libro “Sulmona graffiti: i favolosi anni Sessanta, 1958-1970”. Il libro rappresenta uno spaccato della quotidianità peligna del boom economico. Negli anni scorsi, Bianchi si riconobbe nel ragazzino in fuga nella storica foto che racconta i tumulti di Jamm’mo del 2 e 3 marzo 1957, quando in città ci fu una rivolta per evitare il trasferimento del distretto militare all’Aquila. «Correndo a perdifiato cercai di raggiungere il portone di casa, in corso Ovidio» raccontò al Centro «fui sfiorato da una pietra lanciata contro le forze dell’ordine. Con l’incoscienza dell’età la raccolsi e la misi nella cartella: l’ho conservata per anni».
I funerali si svolgono oggi alle 15.30 nella chiesa di San Francesco della Scarpa. Bianchi lascia la moglie Rosanna D’Aurelio, direttrice della biblioteca Ovidio, e i figli Massimiliano e Alessandro.
Alla famiglia le condoglianze del Centro.
Chiara Buccini
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