MOVIDA violenta

L’AQUILA. Cocci di vetro, specchietti divelti, tracce di sangue a ridosso dell’uscita dei locali, parabrezza scheggiati. Storie di ordinaria follia sommerse dai ritmi di una movida tra i cantieri....

L’AQUILA. Cocci di vetro, specchietti divelti, tracce di sangue a ridosso dell’uscita dei locali, parabrezza scheggiati. Storie di ordinaria follia sommerse dai ritmi di una movida tra i cantieri. Piccole bravate che producono danni fastidiosi per i proprietari: un gioco perverso in cui spesso a rimetterci sono i gestori dei locali e i residenti della zona. Una storia che si ripete, specie il giovedì e il sabato quando si tira tardi e gli animi sono più caldi. «Cerchiamo di capirci. È una gioia vedere il centro tornare a vivere, specie dopo mesi così difficili per la nostra comunità», spiega Michela Santoro che da poco tempo ha preso casa a ridosso di via Garibaldi, a due passi da piazza Chiarino, cuore della movida del sabato sera. «Detto questo, trovo però fuori luogo dover spendere dei soldi per riparare i danni provocati da quattro giovanottoni che evidentemente hanno difficoltà a reggere l’alcol». La giovane dirigente parla con cognizione di causa: «Ho dovuto tirare fuori soldi di tasca mia per riparare dei danni all’automobile e so di non essere l’unica ad aver subìto degli “sfregi” l’altra sera. Ecco», aggiunge facendo eco a un suo post su Facebook che ha fatto discutere non poco nelle ultime ore, «il mio sorriso, che è anche il sorriso dei miei figli, vorrei non sentirmi costretta a perderlo solo perché ho scelto di abitare in un luogo che amo e che è la mia città, dove subisco ormai settimanalmente cose che non mi appartengono e che non devono appartenere a nessuno di noi». Difficile capire quali siano le cause. Gli orari dei locali? Il rispetto delle ordinanze sulla chiusura? «Non tutti sono ligi nel seguire le regole», valuta Luca Ciuffetelli del bar del Corso, «e spesso ci sono dei locali pubblici che aprono per far cassa quasi esclusivamente il giovedì sera, dalle 19 in avanti. Non ci si improvvisa dietro al bancone: spesso questo produce caos in centro e i primi pagarne le conseguenze siamo noi stessi gestori. Mi spiego, sabato scorso, molto dopo l’orario di chiusura, delle persone evidentemente ubriache si sono azzuffate davanti ai Quattro Cantoni. E qualcuno di loro ha pensato di sfogarsi rompendo alcune piante dei miei vasi». Non è andata meglio a Daniele Di Fabio, gestore del Public Enemy e del Yoichi, tra via Garibaldi e piazza Santa Maria Paganica, che nei giorni scorsi ha dovuto portare l’auto dal carrozziere. «Bisogna fare qualcosa», commenta, «si potrebbe partire dall’illuminazione pubblica, in quanto alcune zone sono pressoché al buio e poi anche i controlli sono importanti, basterebbe una volante o una pattuglia dei vigili urbani il giovedì a fare la differenza». In merito alla possibilità di regolare la chiusura dei locali, Di Fabio non nasconde le difficoltà.

«Fino a quando pub e bar lavorano», si spiega meglio, «la gente è dentro e magari si “sfoga” davanti al bancone. Il problema si pone quando le saracinesche sono chiuse e la gente rimane sulla piazza sino a tardi, anche perché in molti si portano da bere da casa». Per non aspettare i tempi dell’amministrazione comunale, nell’installazione della videosorveglianza – il progetto portato avanti dal vicesindaco Nicola Trifuoggi sembra essere legato a dinamiche complesse della ricostruzione – vari residenti si sono dotati di sistemi a circuito chiuso. Magari alcune immagini catturate potranno dar forza alle denunce presentate dopo gli atti vandalici. Ma intanto, più a stretto giro di posta, il Comune porterà comunque a termine l’installazione di una ventina di telecamere nell’area dei Quattro Cantoni, a partire da palazzo Fibbioni, come ha confermato l’assessore Maurizio Capri. Si tratta di un investimento di 50mila euro.

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