Muore nel bosco, mistero a Morino
Studente ucciso da un colpo di pistola, oggi l’autopsia
MORINO. Il corpo senza vita, 15 metri più in là una pistola. Sono gli elementi che rendono misteriosa la morte di Paolo Pagliaroli, 22 anni, di Morino. Un mistero fitto come il bosco diventato scenario del dramma. Gesto di disperazione o tragico gioco?
LA SCOPERTA. È stata fatta ieri intorno alle 9 da un gruppo di operai del Comune di Morino che doveva eseguire lavori in località Carbonella, a circa quattro chilometri dal centro abitato della frazione Grancia. Ed è qui, in un bosco che fa da sfondo alla cascata di Zompo lo Schioppo in Valle Roveto, che è stato trovato il corpo di Paolo Pagliaroli. Il padre lo cercava già da qualche ora, da quando non l’aveva trovato nel suo letto. Con l’angoscia nel cuore era andato nella caserma dei carabinieri del paese, pensando a un incidente stradale. Solo poco più tardi si è trovato di fronte a un altro dramma. Lo studente di Ingegneria, che aveva trascorso la serata precedente a cena con gli amici, poi salutati in piazza, è morto per un colpo di pistola alla testa.
LE INDAGINI. Per trovare l’arma c’è voluto il metal detector dei carabinieri. La pistola era nascosta tra il fogliame, a quindici metri dal corpo. Particolare che ha subito insospettito gli investigatori. Sono due le ipotesi avanzate dagli stessi inquirenti: il giovane potrebbe avere compiuto un gesto autolesionistico e dopo lo sparo sarebbe rotolato sul terreno scosceso (diverse le tracce di sangue trovate), o potrebbe essere rimasto vittima di un tragico gioco (e non sarebbe stato da solo). I familiari e quanti lo conoscevano in paese non credono alla prima ipotesi. Soprattutto perché il giovane non ha lasciato biglietti o inviato messaggi.
Tre amici che hanno trascorso le ultime ore con Pagliaroli sono stati ascoltati dai carabinieri, coordinati dal comandante della compagnia di Tagliacozzo, Alessandro D’Errico. Tutti lo hanno descritto come un ragazzo taciturno ma sereno. Il sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, ha aperto l’inchiesta, ha disposto l’autopsia (l’incarico verrà affidato oggi alle 13 all’anatomopatologo Paolo Agnifili) e ha ordinato anche un tampone sulle mani del ragazzo per vedere se ci sono tracce di polvere da sparo. L’autopsia potrebbe fare chiarezza anche sull’ora della morte, attorno alla quale esistono ugualmente dei dubbi.
LA PISTOLA. Appartiene al padre del giovane, vigile urbano ad Avezzano. Si tratta di una Beretta 9x21, di quelle in dotazione alla polizia municipale della città. L’arma è stata sequestrata dai militari della Scientifica arrivati dall’Aquila. Nel caricatore c’erano altri colpi. Gli stessi carabinieri hanno ispezionato la Fiat Panda del giovane, parcheggiata a qualche decina di metri dal punto dove è stato trovato il corpo. Sul posto è stato recuperato anche il telefonino del giovane. Nessuna ultima chiamata, niente sms che potrebbero aiutare gli inquirenti a chiarire quanto accaduto nel bosco.
LA SCOPERTA. È stata fatta ieri intorno alle 9 da un gruppo di operai del Comune di Morino che doveva eseguire lavori in località Carbonella, a circa quattro chilometri dal centro abitato della frazione Grancia. Ed è qui, in un bosco che fa da sfondo alla cascata di Zompo lo Schioppo in Valle Roveto, che è stato trovato il corpo di Paolo Pagliaroli. Il padre lo cercava già da qualche ora, da quando non l’aveva trovato nel suo letto. Con l’angoscia nel cuore era andato nella caserma dei carabinieri del paese, pensando a un incidente stradale. Solo poco più tardi si è trovato di fronte a un altro dramma. Lo studente di Ingegneria, che aveva trascorso la serata precedente a cena con gli amici, poi salutati in piazza, è morto per un colpo di pistola alla testa.
LE INDAGINI. Per trovare l’arma c’è voluto il metal detector dei carabinieri. La pistola era nascosta tra il fogliame, a quindici metri dal corpo. Particolare che ha subito insospettito gli investigatori. Sono due le ipotesi avanzate dagli stessi inquirenti: il giovane potrebbe avere compiuto un gesto autolesionistico e dopo lo sparo sarebbe rotolato sul terreno scosceso (diverse le tracce di sangue trovate), o potrebbe essere rimasto vittima di un tragico gioco (e non sarebbe stato da solo). I familiari e quanti lo conoscevano in paese non credono alla prima ipotesi. Soprattutto perché il giovane non ha lasciato biglietti o inviato messaggi.
Tre amici che hanno trascorso le ultime ore con Pagliaroli sono stati ascoltati dai carabinieri, coordinati dal comandante della compagnia di Tagliacozzo, Alessandro D’Errico. Tutti lo hanno descritto come un ragazzo taciturno ma sereno. Il sostituto procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, ha aperto l’inchiesta, ha disposto l’autopsia (l’incarico verrà affidato oggi alle 13 all’anatomopatologo Paolo Agnifili) e ha ordinato anche un tampone sulle mani del ragazzo per vedere se ci sono tracce di polvere da sparo. L’autopsia potrebbe fare chiarezza anche sull’ora della morte, attorno alla quale esistono ugualmente dei dubbi.
LA PISTOLA. Appartiene al padre del giovane, vigile urbano ad Avezzano. Si tratta di una Beretta 9x21, di quelle in dotazione alla polizia municipale della città. L’arma è stata sequestrata dai militari della Scientifica arrivati dall’Aquila. Nel caricatore c’erano altri colpi. Gli stessi carabinieri hanno ispezionato la Fiat Panda del giovane, parcheggiata a qualche decina di metri dal punto dove è stato trovato il corpo. Sul posto è stato recuperato anche il telefonino del giovane. Nessuna ultima chiamata, niente sms che potrebbero aiutare gli inquirenti a chiarire quanto accaduto nel bosco.