Museo dell’archeologia per far rivivere il Palazzo dei Torlonia

Nelle sale spazio ai reperti preistorici e di Alba Fucens Il consigliere Di Micco: «Le nostre radici richiamo per turisti»

AVEZZANO. Palazzo Torlonia diventerà Museo archeologico della Marsica. Per le migliaia di reperti venuti alla luce dal 1948, anno in cui i Belgi iniziarono gli scavi di Alba Fucens, e sparsi per il mondo, non poteva esserci una collocazione migliore del sontuoso palazzo fatto costruire nel 1870 dal principe romano artefice della titanica impresa del prosciugamento del lago Fucino.

L’enorme successo della mostra di alcuni tra i più significativi di tali reperti nel locali del Palazzo e che avrebbe dovuto chiudersi il 5 novembre, ha spinto la Sovrintendenza ai Beni archeologici d’Abruzzo a prorogarla fino all’11 dicembre. Ma c’è la possibilità che da Palazzo Torlonia non solo i reperti esposti non si muoveranno più, ma che ad essi andranno ad aggiungersi quelli ospitati da vari Musei o finiti negli scantinati. Accogliendo il suggerimento di Emanuela Ceccaroni, funzionaria della Soprintendenza e responsabile degli scavi nella Marsica, il Comune di Avezzano, guidato dal sindaco Gianni Di Pangrazio, ha deciso di fare Palazzo Torlonia sede di un Museo. «Riteniamo», ha detto Rocco Di Micco, consigliere comunale delegato al Turismo, «il Palazzo Torlonia il posto più adatto per l’esposizione di reperti, dall’era preistorica al periodo romano, indispensabili per conoscere le nostre radici e la nostra storia. Un Museo che richiamerebbe turisti da tutto il mondo». Il momento per realizzare questo sogno sembra propizio. La Regione, infatti, oltre a consegnare a breve il Parco Torlona, di cui il Palazzo fa parte, al Comune, ha stanziato, nell’ambito del programma Masterplan per lo sviluppo dell’Abruzzo, 5 milioni per la realizzazione degli interventi che si rendono necessari. Il Palazzo, che già ospita l’Archivio di Stato, originariamente era a tre piani. Raso al suolo dal terremoto del 1915, fu ricostruito a due piani dagli eredi di Torlonia nel 1925. Dopo la Riforma agraria, che assegnava la terra del Fucino ai contadini, nel 1951 divenne sede dell’Ente Fucino, al quale successivamente subentrò l’Arssa (Azienda regionale per lo sviluppo agricolo), fino al 2011. Le pareti del primo piano sono decorate dagli affreschi realizzati nel 1932 dagli artisti Vincenzo Alicandri e Francesco Antonio Bianchi e successivamente da Pietro Cascella. I dipinti raffigurano l’abnegazione e il sacrificio di quanti portarono a termine il prosciugamento del lago. I pavimenti, in ceramica, provengono da Vietri sul Mare. Del Parco, che occupa una superficie di tre ettari, oltre al Palazzo fanno parte i due Granai, magazzini un tempo utilizzati per conservare immense quantità di cereali consegnate dai mezzadri e dagli affittuari. Negli anni passati sono stati utilizzati per la promozione di prodotti tipici abruzzesi, fiere dell’agricoltura, rappresentazioni teatrali e mostre archeologiche, come “Il tesoro del lago”, organizzata nel 2001 dall’ex assessore alla Cultura, Flavia De Sanctis, che ha avuto un successo straordinario, ed “Effetto Alba Fucens”, dell’anno dopo. Nelle intenzioni del Comune, i Granai dovrebbero diventare un polo culturale multimediale. Il primo dovrebbe ospitare la Biblioteca comunale, l’Archivio storico-statistico, attualmente dislocato in via Don Minzoni e una pinacoteca. Il secondo verrebbe utilizzato per mostre ed eventi. Originariamente, accanto ai Granai, era stata costruito un secondo palazzo, adibito a sede dell’amministrazione Torlonia. Anch’esso è andato distrutto nel terremoto del 1915. Al suo posto negli anni Novanta è stata costruita una palazzina con al primo piano un’ampia a sala per convegni e al secondo locali adibiti ad uffici. Di grande suggestione è il Casino di vaccia, in legno di larice e castagno, a pianta ottagonale e con tetti a spiovente. Costruito da falegnami romani nel 1891, fu acquistato da Torlonia per abbellire il Parco. In esso il Principe amava esporre i reperti archeologici emersi durante il prosciugamento del lago. Rimasto indenne dal terremoto del 1915, nel 1984 l’artista marsicano Pasquale Di Fabio vi restaurò le pitture della volta e si occupò anche della ristrutturazione dell’intera struttura. Dal 1999 ospita il Museo permanente della Civiltà contadina. «Gli strumenti della fatica e dell’operosità contadina», scrive Gabriele Altobelli, «hanno trovato posto ideale in un ambiente che nella storia è stato appannaggio esclusivo della nobiltà». Attraverso un sentiero in selci bianchi, si arriva alla Ghiacciaia del Principe, una costruzione mimetizzata con l’ambiente esterno. Fu costruita artificialmente con pietra e malta per conservare tutto l’anno i prodotti alimentari e per avere d’estate il privilegio di disporre di bevande fresche. Un manto erboso e alberi ne ricoprono la sommità, facendola sembrare una collina. Un restyling generale farebbe del Parco Torlonia un formidabile punto di aggregazione e di attrazione turistica.

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