Nasce un luogo per riprogettare la città

L’associazione Policentrica ha presentato al sindaco Cialente l’Urban center, probabile sede il Palazzetto dei Nobili

L’AQUILA. Sarà molto probabilmente il Palazzetto dei Nobili la sede dell’Urban center. A ipotizzarlo è stato il sindaco Massimo Cialente, che ha risposto così a una domanda dell’associazione Policentrica, che proprio ieri gli ha consegnato la sua «proposta di regolamento per l’istituzione dell’Urban center dell’Aquila».

«Sindaco, non ci dica: è molto bello, poi vedremo. Vogliamo risposte concrete subito». Così ha esordito Graziella Cucchiarelli, socia dell’associazione, che ieri ha illustrato il progetto e relativo regolamento. Ieri è stato firmato un protocollo tra l’associazione e il Comune, atto che ora deve essere «trasferito» al presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti. Trovato «l’ufficio» che darà una sede fisica all’Urban center «c’è adesso da chiarire il discorso delle risorse», ha confessato Cialente rassicurando Policentrica sulla validità del progetto «che è anche previsto nel nostro programma di mandato»

Ma che cos’è la Casa della città?

«Un luogo in cui sperimentare nuove forme di partecipazione», dice la presidente di Policentrica, Antonella Marrocchi, «che nella città da riprogettare è un’esigenza fondamentale». L’Urban center sarà il luogo in cui condividere progetti e idee, che all’Aquila non mancheranno nei prossimi anni: la città deve essere non solo ricostruita, ma ridisegnata dando risposte alle esigenze di socializzazione. Ad esempio: dove saranno realizzati i parcheggi sotterranei per liberare le vie del centro storico dal traffico cittadino? Dove e come sarà realizzato il primo campus medio d’Italia, vecchio “pallino” del sindaco Cialente? Per non dimenticare che questa amministrazione dovrà mettere mano al Piano regolatore. Materiale su cui lavorare insieme, Comune e cittadini. Il progetto di Policentrica parte dalla formazione di “due organi”, precisa la Marrocchi. «Innanzitutto un tavolo delle idee, coordinato da facilitatori professionisti che di volta in volta decidono le tecniche partecipative da mettere in campo; poi un Comitato tecnico-scientifico composto da esperti di varie discipline: ingegneri, sociologi, economisti». Il fenomeno dell’Urban center si è diffuso a partire dai Paesi anglosassoni, ed è attualmente una delle realtà più popolari di condivisione delle scelte di un’amministrazione pubblica.

«L’Urban center dell’Aquila dovrà promuovere la partecipazione dei cittadini alla progettazione della città», ha spiegato la docente universitaria Giusi Pitari, socia dell’Associazione. «Sarà un luogo in cui il cittadino potrà informarsi. Spesso, nei Paesi anglosassoni, gli Urban Center sono diventati musei, mentre ci sono grandi città, come Parigi e Londra, che ne hanno più di uno». L’Aquila sarebbe, invece, una delle 20 città italiane ad avere questo strumento di partecipazione. «Con l’Urban center i cittadini si renderanno responsabili dei progetti sui quali saranno chiamati a dare un contributo di idee», ha aggiunto la Pitari, «anche perché la riprogettazione della città deve coinvolgere tutti, e l’amministrazione non deve contrapporsi». Il sindaco già sta valutando di far lavorare all’interno dell’Urban center qualcuno dei dipendenti dell’Ufficio per la ricostruzione e propone «la possibilità di fare convenzioni con le scuole e le varie facoltà aquilane per stage formativi per gli studenti».

Marianna Gianforte

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