’Ndrangheta, il pm chiede il sequestro dei beni

Nel mirino l’imprenditore Biasini e altri sei operatori marsicani e teramani Il tribunale ha fissato un’udienza il 13 gennaio 2014 per discutere il caso

L’AQUILA. Si è aperto un altro fronte in relazione all’inchiesta sulle supposte infiltrazioni malavitose finalizzate a raccattare appalti per la ricostruzione, che oltre un anno fa hanno portato all’arresto dell’imprenditore Stefano Biasini e altre tre persone. Infatti il tribunale ha fissato per il 13 gennaio 2014 un’udienza nella quale si discuterà la richiesta della Procura di sequestrare, a fine di confisca, i beni che sarebbero stati ottenuti con operazioni illecite. Oltre a Biasini sono coinvolti commmercianti e commercialisti che operano nella Marsica e nella provincia di Teramo, aree nelle quali Biasini, secondo l’accusa, avrebbe gravitato, mettendosi in contatto con gente del posto con lo scopo di agevolare l’insediamento della ’ndrangheta. Tra l’altro, secondo tesi investigative, la malavita organizzata calabrese stava operando per infiltrarsi in Abruzzo già da prima del terremoto.

Il 13 gennaio 2014, dunque, il tribunale (Gargarella, Billi, Buccella), dopo avere sentito la versione del pm e quelle degli avvocati, deciderà sull’istanza. La richiesta riguarda tutti i beni e i soldi, somme ancora da valutare, che sarebbero stati ottenuti con attività illecite. Nel mirino c’è un giro di denaro non compatibile, in quanto ritenuto eccessivo, in relazione al fatturato delle loro attività commerciali.

Gli investigatori sono giunti a fare determinate richieste sulla scorta, soprattutto, di riscontri di natura bancaria che hanno richiesto molto tempo.

Quest’iniziativa giudiziaria, pertanto, scaturisce dal filone principale che portò in cella non solo Biasini ma anche i presunti complici Antonino Vincenzo Valenti, Massimo Maria Valenti, Francesco Ielo, tutti calabresi, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Un’accusa nella quale la Procura sembra credere molto, visto che si è sempre opposta all’attenuazione di misure cautelari e gli accusati sono tornati liberi solo dopo diverso tempo dall’arresto. Va anche detto che gli accusati si sono sempre dichiarati estranei ai fatti ribadendo che quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche fosse frutto di interpretazioni fuorvianti.

Di contro sia il gip, il tribunale del Riesame e la Corte di Cassazione, hanno sempre respinto le richieste di scarcerazione presentate dai legali degli arrestati.

Nel corso dell’udienza del gennaio 2014 le tesi difensive saranno sostenute dagli avvocati Giulio Agnelli, Roberto Verdecchia, Attilio Cecchini, Vincenzo Salvi.

Le complesse e approfondite indagini sono state portate avanti congiuntamente dagli agenti di polizia e dalla Guardia di Finanza.

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